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Sì, ho un figlio segreto

Si chiama Manuel, ha otto anni e vive in Brasile. Ma non è il frutto di una relazione clandestina: è un bimbo di Belem che la bella attrice aiuta a crescere grazie a un progetto di adozione a distanza

di Marco Piazza

Nel pirotecnico mondo degli spot pubblicitari può succedere di tutto. Perfino che una star famosa in tutto il mondo reciti la parte di se stessa, annunciando in una finta conferenza stampa di avere un figlio segreto. E che poi a telecamere spente, la stessa diva ammetta di averlo davvero, quel figlio. Nella pubblicità tutto è permesso, soprattutto se, per una volta, lo spot non serve per far vendere pantaloni o rossetti, ma per qualcosa di molto più importante: aiutare a crescere dignitosamente migliaia di bambini poveri e denutriti del Terzo mondo. La ?mamma? in questione è Maria Grazia Cucinotta, l?attrice che più di ogni altera rappresenta la faccia pulita della donna italiana. Sposata e innamoratissima da quattro anni, dice no ad ogni nudo, rifugge occhi indiscreti sulla sua vita privata. Forse per questo è stata scelta dall?Ai.Bi., l?associazione amici dei bambini, come testimonial per la campagna a favore del sostegno a distanza, vale a dire ?l?adozione? di un bimbo fatta attraverso un assegno mensile che gli permetta di avere vestiti, di mangiare regolarmente, di essere curato e di frequentare la scuola. Quelli dell?Ai.Bi., un?associazione in prima linea nel campo dell?adozione internazionale, per la quale sta per essere approvata la legge di riforma, hanno scelto Maria Grazia perché è bella e famosa, ovviamente, ma anche perché «unisce la visibilità con la correttezza e la serietà professionale». E lei, la star, dedica volentieri una giornata a questa nobile missione, sottraendola a un?agenda stracolma di impegni. Il tutto, meglio chiarirlo subito, senza guadagnarci una lira, a puro titolo di volontariato. Uno spot volontario Incontriamo Maria Grazia nel camerino mentre si prepara a fare il suo ingresso nel set delle riprese e quelli dell?Ai.Bi. e della Nic (l?associazione nazionale italiana cantanti) la invitano a partecipare come madrina alla partita del cuore tra cantanti e arbitri che si svolgerà a Cagliari il 5 giugno . «In quei giorni sono a Bourdeax per girare il mio prossimo film», è la risposta, «ma cercherò di esserci». Ma torniamo al figlio. C?è davvero? «Certo, che c?è, si chiama Manuel. Ha otto anni ed è brasiliano di Belem» dice Maria Grazia con gli occhi che le brillano di orgoglio. Scopriremo poi che ci ha detto un nome finto per non esporlo alla curiosità di giornalisti e paparazzi. Come dice nello spot, Manuel è un figlio a distanza: con un contributo mensile di 100 mila lire, che Maria Grazia versa all?associazione Ai.Bi., lo aiuta a crescere. Si scrivono anche, ma prima o poi, assicura, lo andrà a trovare. «Non subito, però» precisa. «Non voglio che venga coinvolto nello star system e che faccia parte di un mondo che lui non ha scelto. Però può contare su di me. Vedo le sue foto, lo seguo a scuola, mi informo sulle sue condizioni di salute». Pensiamo anche ai bimbi del nostro Sud Maria Grazia è molto soddisfatta di questa sua nuova esperienza. Non ha mai girato uno spot per fini sociali, ma non è la prima volta che collabora con questo mondo. «Prima di aiutare l?Ai.Bi. sostenevo un?altra associazione. Solo che loro non sono impegnate in campagne sociali. Ma è bello usare la popolarità per qualcosa di utile agli altri. Con un film puoi far ridere e far sognare le persone per un po?, ma quando riesci a contribuire a risolvere i problemi della vita di un bambino e a regalargli un futuro è molto più importante». Il volto di una star del cinema può fare molto per cause di questo tipo. Ma c?è chi dice che fare volontariato debba restare una cosa intima, e che chi aiuta qualcuno lo debba fare disinteressatamente, senza guadagnarci neanche in immagine. Maria Grazia è d?accordo a metà. «Ci sono associazioni che hanno bisogno di essere conosciute per operare meglio e per aiutare il maggior numero di persone. A loro serve il volto noto della star. Ma se si vuole andare a fare volontariato, a trovare gente che sta male, quello penso che sia meglio farlo così». Le idee chiare, certo non le mancano. Se fosse al governo, dichiara, oltre ai piccoli del Terzo mondo penserebbe ai bambini italiani, del Sud. «Vengo da quella realtà», racconta, «e la conosco bene, so quanto servirebbe un aiuto. Anche per i bimbi del nostro Sud sottoscriverei subito un progetto di adozione a distanza». Un grande amore di nome Giulio È tempo di andare sul set dello spot. Che andrà in onda intorno alla metà di maggio. Lo dirige il regista Alessandro D?Alatri e lo produce l?agenzia di pubblicità Pirella Gottsche Lowe. Maria Grazia siede dietro al tavolo di una finta conferenza stampa. Davanti a lei una platea di giornalisti. Decine di flash la abbagliano. La prima domanda è sull?ultimo film, la seconda sugli uomini della sua vita. «Ce n?è solo uno, mio marito Giulio» risponde l?attrice indicando il consorte che le siede a fianco. Poi si alza il giornalista interpretato per l?occasione da Tiberio Timperi. La domanda è a bruciapelo: «E? vero che ha un figlio segreto?». Suspence tra i colleghi. Maria Grazia sorride e risponde: «Sì, è vero, si chiama Manuel». Spiegano quelli dell?Ai.Bi. che lo spot servirà a far conoscere all?opinione pubblica l?adozione a distanza. Una ricerca ha dimostrato che si tratta di uno strumento già utilizzato da due milioni di persone in Italia, per una spesa di circa 1.500 miliardi l?anno. «Ma non si sa bene», dice l?Ai.Bi., «dove vadano a finire tutti questi soldi. Per questo crediamo che una maggiore sensibilizzazione possa assicurare la trasparenza». Maria Grazia annuisce. Sa benissimo di non essere la prima ?mamma a distanza?. La più privilegiata, questo sì. Ed è per questo che, per una volta, accetta di stare dietro i riflettori senza alcun compenso. E di recitare, senza imbarazzo, la parte di se stessa.


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