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Smartphone in Africa: crescita frenata dalle tasse

Nel 2020 mezzo miliardo di abbonamenti mobile, ma le zone rurali sono scoperte dal segnale. Secondo Gsma Intelligence London «le imposte vanno contro i principi ampiamente riconosciuti di tassazione delineate dal Fondo monetario internazionale e altre organizzazioni»

di Gianluca De Martino

Per i migranti che attraversano il Mar Mediterraneo lo smartphone è la banca dei ricordi. All’interno sono immagazzinate informazioni, fotografie, contatti. Ma è pure una banca nel vero senso della parola, perché dal proprio device si può gestire il conto corrente e trasferire denaro.

Il 24 ottobre cade la Giornata mondiale dell’informazione sullo sviluppo, istituita dall’Onu per accendere i riflettori anche sui nuovi diritti fondamentali da tutelare, come l’accesso a internet.

Lo smartphone è un capitale anche nelle mani di chi resta in Africa. Il numero di abbonati ad una connessione mobile è destinato alla crescita, ma non al ritmo registrato negli ultimi cinque anni. A metà del 2015 se ne registrano 386 milioni, secondo uno studio di Gsma Intelligence London, 38 milioni in più rispetto a un anno fa.

Se ci sarà un calo del prezzo dei cellulari, si ridurranno i costi di connessione e si aumenterà la copertura di rete – attualmente al 20% – la domanda interna crescerà ulteriormente fino a superare, secondo le previsioni, il mezzo miliardo di abbonati nel 2020. Senza questi interventi, il mercato rischia la saturazione e le famiglie continueranno ad usare gli smarphone affidandosi all’usato o passandosi di padre in figlio i vecchi device.

Se il ritmo di crescita è stato del 13% annuo nell’ultimo quinquennio, in quello 2015-2020 sarà del 6%.

L’Africa Sub-Sahariana è il terzo mercato mondiale degli smartphone, dietro Asia ed Europa. Molti devices sono stati lanciati sul mercato a meno di 100 dollari. A marzo 2015 Orange ha annunciato di voler commercializzare un dispositivo da meno di 40 dollari, in un mercato del low cost dominato dagli asiatici Gionee, Huawei e Zte.

La crescita non sarà omogenea in tutto il continente. Metterà il turbo l’Africa Centrale, che passerà dagli attuali 43 milioni di abbonati (su 146 milioni di abitanti) ai 79 milioni del 2020. In quella data saranno 216 milioni gli abbonati dell’Africa Occidentale, 164 milioni nella parte meridionale del continente. Due aree, quest’ultime, che fanno registrare la più grande fetta di popolazione.

I punti di debolezza
Mancano all’appello 129 milioni di persone, che vivendo in aree rurali non usufruiscono di una copertura di rete. Gli investimenti per eliminare il digital divide e la riduzione delle tasse, allo scopo di incentivare il finanziamento di progetti in tale direzione, sono le due principali richieste indirizzate ai governi africani. Il mobile è uno dei settori più pesantemente tassati nella regione sub-sahariana. In Ghana, ad esempio, gli operatori di telefonia mobile pagano 650 milioni di dollari l’anno, pari al 40% del totale dei ricavi. Iva e accise colpiscono anche i consumatori, anche per la sola attivazione di una sim card.

“Tali imposte – si legge nel report Gsma – vanno contro i principi ampiamente riconosciuti di tassazione delineate dal Fondo monetario internazionale e altre organizzazioni”. Altra sfida da raccogliere, entro il 2020, sarà promuovere la condivisione delle infrastrutture da parte degli operatori telefonici, in modo tale da portare il segnale anche a quelle zone che altrimenti sarebbero sconvenienti da raggiungere.

L’innovazione tecnologica e lo sviluppo di app ha alimentato il mercato del mobile nell’Africa Sub-Sahariana. La spinta all’innovazione è arrivata dall’esigenza di affrontare sfide sociali che, in assenza di una connessione fissa, sembravano impossibili. In Madagascar è nato 3-2-1, un servizio di informazioni attivo 24 ore al giorno, per proteggere le donne da violenze e minacce. Lo smartphone serve a lanciare l’allarme, la voce guida supporta 200mila utenti unici ogni mese. E sempre per assistere le donne, questa volta in gravidanza o nel primo anno dopo il parto, è nato Mobile Midwife, servizio mobile gratuito lanciato da Grameen Foundation in Ghana nel 2014 e replicato in Nigeria nel giugno 2015. Attraverso l’invio di sms o l’Interactive Voice Response (IVR), vengono fornite istruzioni utili anche a donne con bassa alfabetizzazione.

È orientata al business l’idea alla base di Farmers’ Club, un servizio dedicato ai contadini, sperimentato con successo in Turchia e in fase di lancio in Ghana, Kenya, Tanzania e India. Dal proprio smartphone gli agricoltori possono attingere informazioni sul meteo, suggerimenti per le coltivazioni, cercare venditori o acquirenti in un mercato virtuale ed effettuare pagamenti online.

La Silicon Savannah, individuata nell’area di Nairobi, in Kenya, sta facendo scuola. Il lancio di progetti di money transfer, come M-Pesa, o di crowdsourcing, come Ushahidi, hanno rappresentato apripista per un gran numero di startup tecnologiche. Oltre al Kenya, incubatori e acceleratori sono nati in Nigeria, Sud Africa, Botswana e Ghana.

I venture capitalist sono pronti a investire 608 milioni di dollari nel 2018, secondo le stime contenute in Next Africa . E pensare che nel 2012 erano stati appena 41 milioni i fondi stanziati. Secondo Gsma London, nel l’industria del mobile peserà per l’8% nel Pil dei Paesi dell’Africa Sub-Sahariana (166 miliardi di dollari) e raggiungerà i 2,7 milioni di posti di lavoro, cui si aggiungono i 3,4 milioni dell’indotto.


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