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Attivismo civico & Terzo settore

Sui blog il dolore dell’Africa

Il tam tam sulla rete racconta la vicinanza del continente nero

di Chiara Caprio

Anche se fisicamente lontani, molti blogger africani hanno dedicato post e articoli al terremoto di Haiti, mentre la prima piattaforma online creata per rispondere alla crisi è stata lanciata da una compagnia sudafricana, Ushahidi, in collaborazione con l’Ocha delle Nazioni Unite di stanza in Colombia e con il network internazionale dei Crisis Mappers.
Ma non si tratta solo di monitoraggio. Le radici che legano il continente africano alla metà più sfortunata dell’isola di Hispaniola sono profonde. È per questo che la “rete africana” si è stretta attorno ai compatrioti haitiani. In primis, Sokari Ekine, blogger e collaboratrice di Afronline.org, che riporta sul suo sito www.blacklooks.com, l’appello lanciato dall’Haiti Emergency Relief Fund, che, spiega, «dal 2004 fornisce aiuti concreti al movimento democratico di Haiti, anche quando la popolazione ha tentato di sopravvivere al brutale colpo di Stato e di ricostruire i progetti di sviluppo lasciati in frantumi». Lo staff del sito aggiunge anche una poesia, Haiti Cherie, dedicata alla tragedia che si sta consumando nel piccolo Stato caraibico. Il titolo riprende una famosa canzone dell’isola, considerata il secondo inno nazionale, mentre il testo recita «?La prima Repubblica nera solleva le braccia indebolite per scrollare/ la cenere/ dai propri occhi acqua e cenere a plasmare la tragedia umana/ quale parola per esprimere?»
My Heart’s in Accra, blog fondato da Ethan Zuckermann, ricercatore universitario, si focalizza invece sulle modalità per seguire la situazione ad Haiti attraverso la rete, segnalando in particolare Troy Livesay, direttore di un centro per bambini del World Wide Village ad Haiti, che scrive «post approfonditi e ricchi di informazioni, da seguire anche attraverso i messaggi che lancia su Twitter». Zuckermann spiega che online «la risposta alla tragedia è stata rapida. Il mio Twitter Scan stima che 1,5-1,8% dei messaggi Twitter di questi giorni sono dedicati ad Haiti» e che «stiamo tenendo monitorata la crisi e la risposta ad essa è su Global Voices, dove è pronta una sezione speciale, Haiti 2010. Tuttavia i nostri pensieri e le nostre preghiere in questo momento vanno alle persone che erano ad Haiti durante il terremoto e alla diaspora haitiana nel mondo». Kenya Christian, dal canto suo, pubblica un video con numerosi appelli per l’isola e spiega come donare online alle ong che lavorano sul campo attraverso i siti della Croce Rossa Internazionale, World Vision, Yele e Salvation Army.
Ma non mancano cenni alla situazione ambientale di Haiti prima del terremoto. Il blogger del Ghana Kwesi Acquah, autore di Land & Environment, pone l’accento sull’impatto ambientale delle politiche precedenti portate avanti «sull’isola più deforestata del mondo, con il 97% di superficie disboscata» e riporta che «l’isola non è nuova a disastri naturali, basta pensare alle alluvioni: molte strade sono state spazzate via ed è necessaria una certa dose di coraggio per mettersi in viaggio lungo percorsi così devastati da costituire un serio pericolo».


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