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Sull’immigrazione leggi tutte da rifare

Il nuovo direttore generale Gianni Rufini: è l'intero approccio della politica al fenomeno che deve cambiare, uscendo dalla logica del contrasto. E sulle carceri aggiunge: non daremo tregua al Parlamento finché non risolverà l'emergenza

di Silvano Rubino

Gianni Rufini

«Bisogna rivedere tutta la legislazione in materia». Quindi non solo la Bossi-Fini, sempre più nel mirino. A dover cambiare, secondo Gianni Rufini, neo-direttore generale di Amnesty Italia, è proprio l'approccio che sinora ha caratterizzato l'approccio della politica al fenomeno migratorio a dover cambiare. Rufini si è appena insediato nel nuovo ruolo, succedendo a Carlotta Sami, diventata portavoce dell'Unhcr al posto di Laura Boldrini


Lei si è occupato sempre di diritti con uno sguardo internazionale. Ma anche l'Italia, come sottolinea Amnesty in svariate occasioni, ha ancora molta strada da fare su questo fronte. Primo fronte caldo: l'emergenza carceri, uno dei punti della campagna "ricordati che devi rispondere", lanciata in occasione delle scorse elezioni politiche. Per ora nessun visibile passo avanti è stato fatto. Come vi attiverete? Che proposte concrete fate?

Questo paese ha un gran bisogno di una politica di  eguali diritti e uguale dignità per tutti e questo per me è un altro buon motivo per lavorare in Amnesty International. Per quello che riguarda le carceri (ma dovremmo parlare anche del reato di tortura), abbiamo accumulato un ritardo inaccettabile. Il termine di un anno che la Corte di Strasburgo ha dato all’Italia per porre rimedio ad una situazione disumana e vergognosa è quasi scaduto. Non daremo tregua al Parlamento finché non si adotteranno le misure necessarie. Dalla depenalizzazione di certi reati, all’uso di misure alternative al carcere sono tante le decisioni che la Politica può prendere. Deciderà in base alle proprie considerazioni, ma deve decidere, e subito. Non può continuare ad ignorare il problema.

Altro tema caldo, migranti e profughi. I recenti fatti di Lampedusa hanno messo in luce quando ancora istanti siamo da una reale garanzia dei diritti di chi arriva in Italia. Siete d'accordo con chi sostiene  che per svoltare su questo fronte sia indispensabile abrogare la Bossi-Fini?

Per svoltare, bisogna rivedere tutta la legislazione in materia, che è stata improntata su due elementi: il primo è che l’emigrazione va contrastata, contenuta o possibilmente eliminata, che è un concetto insensato e irrealistico. Il secondo è che i migranti avrebbero meno diritti (umani) dei cittadini, il che è privo di ogni fondamento morale e giuridico. Ad oggi, i legislatori non hanno cercato il modo migliore per gestire il fenomeno. Bisogna capire che la migrazione è un fenomeno globale imponente e inarrestabile, che continuerà a crescere nei prossimi anni e decenni, sulla scia delle trasformazioni che il mondo sta subendo. Questo richiede una politica intelligente, lungimirante e profondamente etica.

Omofobia: la legge attualmente all'esame del Senato ha suscitato, alla sua approvazione alla Camera, molte proteste nel mondo dell'associazionismo Lgbt, soprattutto per il passaggio in cui si mettono al riparo associazioni e movimenti dall'applicazioni dell'aggravante di omofobia. Voi cosa ne pensate? Si tratta comunque di una legge utile?

Ci sono moltissimi emendamenti ancora da discutere e bisognerà vedere cosa uscirà da questo processo. Diciamo che è comunque importante che il Parlamento stia finalmente affrontando la materia, soprattutto dopo che negli ultimi anni c’è stato un aumento dei reati violenti collegati alla discriminazione e all’omofobia. Pertanto, è assolutamente fondamentale che non si annacquino soprattutto quelle misure che prevengono e reprimono la violenza e la discriminazione nei confronti delle persone LGBTI. A partire da quello, sarà poi necessario favorire un grande sforzo educativo, informativo e di sensibilizzazione perché certi atteggiamenti e certe idee scompaiano dalla nostra cultura, e dai comportamenti della gente. Noi lo stiamo già facendo e continueremo a farlo, come continueremo a lottare per una legislazione sempre più avanzata e concreta in questo ambito.

Gianni Rufini è nato e vive a Roma, è sposato con due figli. Dal 1985 ha lavorato come esperto di diritti umani e aiuto umanitario in Africa, Medio Oriente, Asia, Balcani e America Latina.vDal 1997 al 2001 è stato direttore del coordinamento europeo delle Ong umanitarie "VOICE", con sede a Bruxelles. Ha lavorato per numerose Ong italiane e straniere, per diverse agenzie delle Nazioni Unite e altre organizzazioni internazionali. Dal 1996 è Senior Associate della Post-war Reconstruction and Development Unit dell'Università di York. È stato direttore di ricerca per il CeSPI e coordinatore di corsi presso l'ISPI a Milano. Insegna in numerose università italiane e internazionali ed è autore di varie pubblicazioni.

 


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