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Taranto al voto: l’acciaieria liquefa anche le alleanze

di Antonio Sgobba

Un’enorme colonna di denso fumo nero. Erano le 15 dello scorso 28 febbraio, e questo era quanto vedevano nel cielo i cittadini di Taranto. La nube partiva da un grosso incendio che si sviluppava dall’area del tubificio dello stabilimento dell’Ilva, l’impianto siderurgico a ridosso della città. «È come se qualcuno fosse venuto a bussarci dietro la spalla con un messaggio che non è soltanto ai tarantini, ma è agli italiani: “Ricordati da dove vieni, ricordati dove vivi”», ha detto Mario Desiati, scrittore che conosce bene la città. Qualche giorno dopo, un altro richiamo, ai tarantini e non solo. I quotidiani locali pubblicano una perizia epidemiologica depositata da esperti nominati nel corso dell’inchiesta per la quale i vertici Ilva sono accusati di disastro ambientale. Dice: «L’esposizione continuata agli inquinanti dell’atmosfera emessi dall’impianto siderurgico ha causato e causa nella popolazione fenomeni degenerativi di apparati diversi dell’organismo umano che si traducono in eventi di malattia e di morte». Nel dettaglio: più tumori della norma, ma anche asma bronchiale, disturbi circolatori, infezioni respiratorie, bronchiti croniche, patologie cardiocircolatorie, infarti al miocardio, ictus. Patologie che non interessano solo operai e dipendenti ma tutti gli abitanti della zona.

Scopri l’intruso
Basterebbe questo per capire che tra le città che si preparano al voto per le amministrative di inizio maggio Taranto fa storia a sé. Certo, anche qui la politica si divide nelle solite trame, col centrosinistra che pensa alle primarie e non le fa, e il centrodestra che corteggia il terzo polo ma poi va da solo. Ma se si vuole parlare di chi dovrà amministrare questa città, le beghe dei partiti dovranno passare in secondo piano. Altrimenti non si capisce come mai, per esempio, tra la dozzina di candidati alla carica di primo cittadino ci sia anche Angelo Bonelli, segretario nazionale dei Verdi, residente a Ostia.
Il sindaco uscente è Ippazio Stefàno. Adesso classificato come appartenente a Sel, vicino quindi al governatore Vendola, in molti lo descrivono come un battitore libero. Ex senatore Pci e Pds, cinque anni fa si presentò contro il centrosinistra tradizionale e vinse a sorpresa, in una città tradizionalmente di destra. Col tempo ha cambiato la sua maggioranza, alleandosi con il Pd a cui prima si opponeva. Ora addirittura si parla di un possibile accordo con l’Udc. Pediatra stimatissimo in città, sembra godere di un consenso personale capace di aggirare la sfiducia nei partiti. La sua elezione aveva alimentato molte speranza di cambiamento, fatalmente alcune di queste sono andate deluse.
I più netti nel giudizio sono alcuni degli esponenti del variegato mondo dell’associazionismo ambientalista locale. Alessandro Marescotti è il presidente di PeaceLink, storico gruppo impegnato da anni nelle battaglie sull’Ilva, con altre associazioni ha dato vita al cartello Aria Pulita, tra le liste che sosterranno Bonelli. «Il rapporto con Stefàno è stato buono fino allo scorso anno. Poi abbiamo capito che la sua era solo un’apertura apparente, in realtà garantisce gli interessi dei poteri forti della città», dice Marescotti. La rottura risale alla presentazione dell’esito dell’Aia, l’Autorizzazione integrata ambientale rilasciata dal ministero dell’Ambiente accolta positivamente dai vertici dell’Ilva. «Il sindaco non ha fatto valere presso il ministero tutto il materiale che noi abbiamo raccolto in anni di ricerche», dice Marescotti, che sarà anche candidato consigliere. «Per questo abbiamo deciso di presentare un nostro candidato».

Spezzatino & sondaggi
La candidatura di Bonelli non rientra neanche nella tradizionale categoria delle divisioni interne alla sinistra. Lo dicono i sostenitori, «non siamo né di destra né di sinistra». Ma c’è anche il fatto che in questa città i temi dell’impatto ambientali toccano davvero tutti. Gli ultras della squadra di calcio, per esempio, da mesi sono impegnati nella campagna di sensibilizzazione “Respiriamo Taranto”. Così gli ambientalisti cercano anche di conquistare i voti di chi in genere non vota: giovani e indecisi. La scelta di Bonelli non unisce tutte le sigle che si battono per la difesa dell’ambiente. Per esempio, altri sono vicini al candidato del Movimento 5 stelle, il 36enne Alessandro Furnari, poco conosciuto in città, ma qui la cronaca rischia di sfociare nel surrealismo politico: si riferisce infatti che i grillini tarantini sono a loro volta molto divisi tra di loro e il candidato prescelto pare isolato. C’è poi Patrizio Mazza, medico oncologo membro dell’Ail – Associazione italiana leucemie e consigliere regionale dell’Italia dei Valori di cui si parla come possibile candidato, ma senza il sostegno del suo partito.
E c’è chi tradizionalmente non si schiera, come Legambiente. «Noi non sosteniamo ufficialmente nessun candidato», dice Lunetta Franco, presidente del circolo di Taranto. «Ma non vuol dire che risparmiamo le critiche al sindaco uscente», continua, «anche se un giudizio totalmente negativo non ci sembra giusto. Bisogna riconoscere che prima di lui nessun sindaco ci ha mai ascoltato. Dei provvedimenti poi sono stati presi». Bonelli nei sondaggi è dato su risultati a una cifra. «Se ottenesse tra il 5 e il 7% dovrebbe festeggiare», dice chi segue da vicino la politica cittadina. Per Lunetta Franco, in quel caso, niente feste: «Il rischio è che con un risultato del genere le battaglie ambientaliste vengano ridotte a battaglia di una minoranza…».


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