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Sostenibilità sociale e ambientale

Tav, meglio scendere

È davvero strategica l'alta velocità tra Francia e Italia? Mario Cavargna, ingegnere ambientale che da una vita studia la questione, risponde, dati alla mano, alle obiezioni contro i comitati in Val

di Maurizio Pagliassotti

La miccia è scoppiata il 31 ottobre, con una manifestazione di tutta la cittadinanza e degli amministratori locali della Val di Susa lungo le pendici delle montagne dove dovrebbe sorgere il cantiere della Tav Torino-Lione. La polemica ha infiammato la politica (Altero Matteoli, ministro dell?Ambiente, ha parlato di «egoismi di parte» ed«eccessiva tolleranza verso comitati che sorgono contro qualsiasi cosa si voglia realizzare in questo Paese»), la cronaca (è stato trovato un ordigno lungo la statale 25 a Susa), gli equilibri sindacali (Cgil contraria alle manifestazioni, la ?costola? Fiom a favore). Mentre la Val di Susa si prepara, mercoledì 16 novembre, a uno sciopero generale contro la Tav, il dibattito assomiglia sempre più al tifo per una squadra di calcio. Una questione di fede a prescindere: «No Tav», «Sì Tav», «Ni Tav». Ma esistono invece numeri su cui ragionare pacatamente? Vita lo ha chiesto a Mario Cavargna, ingegnere ambientale, ricercatore, cittadino di Bussoleno, incrollabile No Tav. Vita: Cavargna, siete dei luddisti, ammettetelo. In un contesto di traffici crescenti tra un po? arriverà il collasso del sistema dei trasporti sui valichi alpini? E voi vi opponete alla Tav? Mario Cavargna: Il traffico complessivo sui valichi alpini decresce costantemente. Nel decennio 1993-2003 è sceso in media del 5% annuo, mentre negli ultimi due è crollato del 15. I proponenti sostengono che sulla linea Torino-Lione passeranno 40 milioni di tonnellate di merci, mentre attualmente ne passano solo dieci milioni. I 40 milioni di cui sopra vengono giustificati senza alcun calcolo, bensì sostenendo che è un auspicio e un obiettivo politico. Le nostre rimostranze tecniche non sono mai state controvertite. Nelle oltre cinquemila pagine di studi di impatto ambientale non esistono dati sul traffico merci. Negli ultimi dieci anni si sono avuti momenti di forte espansione economica, ma questo non ha portato a nessun aumento dei trasporti sull?arco occidentale delle Alpi. Vita: Però i valichi alpini sono saturi già adesso? Cavargna: È una percezione errata in quanto i valichi alpini sono utilizzati al momento attuale al 50% della loro capacità. Quando è stato chiuso il tunnel del Frejus il traffico si è ridistribuito senza creare particolari problemi. Bisogna ricordare inoltre, ma nessuno volutamente lo fa, la prossima apertura delle linee Sempione (2007) e Gottardo (2014) che secondo i calcoli assorbirebbero almeno 50 milioni di tonnellate di merci. Questa sarà molto concorrenziale in quanto la direttrice del flusso di merci è in prevalenza Nord-Sud e non Est-Ovest, sulla quale vi è un traffico merci del 5% sul totale. Vita: Sarà… Gli autotreni però verrebbero tolti dalle strade con grande miglioramento ambientale… Cavargna: Per spostare da strada a ferrovia le merci bisognerebbe che la seconda fosse vantaggiosa economicamente per i trasportatori. Attualmente il pedaggio ferroviario da Orbassano ad Aiton per un Tir è di 300 euro. Ma il costo complessivo è di 1.750. Lo Stato, e quindi tutti noi, copriamo il disavanzo di 1.450 euro. Quindi, già adesso, con una linea la cui manutenzione è molto semplice e dai costi di produzione ampiamente ammortizzati, il trasferimento modale non esiste. Lei pensa che le spese di gestione della sofisticatissima e delicata Tav incentiveranno questo passaggio? Solo i costi di gestione dell?opera sono stimati in 50 milioni di euro all?anno? I proponenti dicano chiaramente che i Tir verranno pesantemente tassati, così tanto da rendere competitivo il trasporto ferroviario. Inoltre, nella simulazione fatta dall?expertise francese, nel 2013 le ferrovie svizzere potranno smaltire 40 milioni di tonnellate di merce. La quota che resta sarà da ripartire tra Frejus e Monte Bianco, rispettivamente al 60 e 40%, e comporterà quindi una riduzione del traffico sul Frejus a 14 milioni di tonnellate, ossia ai valori del 1994. Vita: Può essere che dal punto di vista tecnico ci siano delle ?controversie?. Però la Tav creerebbe un volano economico per il Piemonte, che è una zona economicamente in crisi. Cavargna: Vero. Però sarebbe un volano fatto in deficit e che quindi poi si dovrebbe ripagare con gli interessi. Si ha la percezione, data dai mezzi di informazione, che la Tav verrà regalata dall?Unione europea. Falso. Sui 20 miliardi di euro preventivati, l?Europa ne coprirebbe al massimo due. Il 31 maggio 2005 doveva essere presentato il progetto di finanziamento. Non è arrivato. A parte gli slogan, non esiste un progetto di finanziamento. Si parla di project financing ma le banche hanno assicurato il loro appoggio solo se lo Stato assicurerà il capitale. Investitori privati – esclusa la barzelletta, poi messa a tacere, dei giapponesi – non esistono. La stessa Corte dei Conti, nella delibera 57 2004/G, sostiene che «il programma Av/Ac certamente avrà ripercussioni sulla finanza pubblica a partire dal 2009, periodo nel quale è previsto che lo Stato intervenga con somme considerevoli per integrare l?onere di servizio del debito nei confronti di Infrastrutture spa». Vita: Cavargna, ma perché avete così tanta paura? I lavori pubblici si sono sempre fatti… Cavargna: Abbiamo paura per molte ragioni. L?università di Siena ha calcolato che verranno estratti dal tunnel del Musiné un milione 150mila metri cubi di roccia contenente amianto. Nessuno ha presentato progetti credibili per dire cosa fare di questo materiale. Inizialmente i proponenti hanno detto che avrebbero fatto dei mucchi grossi come case che sarebbero stati costantemente bagnati per evitare che l?amianto volasse verso la vicina città di Torino. Ma ovviamente non era credibile. Ora l?ipotesi è di trasportare da valle, su un tapis roulant lungo venti chilometri, sacchi da caricare su una teleferica e trasportare a una cava in territorio francese posta a 1.400 metri di quota. Peccato che tale cava sia già stata teoricamente occupata, per un complesso di 5 milioni di metri cubi, dai detriti francesi. Sottolineo teoricamente perché al momento il comune interessato, Lanslebourg, non ha ricevuto alcuna richiesta né dai francesi né tantomeno dagli italiani. I progettisti sostengono che le polveri verrebbero aspirate in galleria? Nel complesso, a pochi giorni dall?inizio dei lavori ci sono teoricamente cinque torri gemelle di detriti, e una è fatta di roccia amiantifera in cerca di stoccaggio. E poi c?è il problema vivibilità. Se diamo per buone le cifre dei proponenti di 40 milioni di tonnellate di merci da far viaggiare su queste linee, significano giornalmente 220 treni sulla tratta vecchia e 300 sulla nuova. Totale 520 treni al giorno, un treno ogni tre minuti in valle. La valle ha una voce sola Identikit del popolo No Tav Attorno al popolo del No Tav i tentativi di etichettatura si sprecano. Dopo la resistenza al blitz delle forze dell?ordine intervenute a difendere l?avvio dei carotaggi, sono stati chiamati in causa come ?cattivi maestri? gli anarchici dei centri sociali. Il giorno dopo al ritrovamento di un pacco bomba alla stazione di Susa, il dito è stato puntato sulla recrudescenza del terrorismo insurrezionalista e quello ecologista dei Lupi Grigi, tristemente noto nella zona. Eppure i 15mila che sabato 5 novembre hanno sfilato pacificamente per la valle hanno affermato il proprio No all?alta velocità in mille sfumature. E di violenza non ne vogliono proprio sapere. Si tratta di un movimento trasversale covato sotto la cenere durante i 10 anni di progettazione dell?opera ed esploso recentemente con il blocco di 26 treni. Tra loro ci sono i sindaci della zona, di ogni colore ma compatti sul niet alla Tav (il presidente della Comunità montana è il diessino Antonio Ferrentino), i delegati sindacali, i lavoratori che non vedono alcun beneficio nella ferrovia, tanti abitanti della valle e anche un gruppo di anarchici venuti, non sempre con le migliori intenzioni, a dar man forte da Torino. Usano internet (www.notav.it, www.notavtorino.org, www.spintalbass.it, www.legambientevalsusa.it) per sfidare la gran cassa dei media e il sabato sera si danno appuntamento a messa. Un coro composto da mille voci diverse, a cui hanno partecipato anche i parroci scesi in campo chiedendo corsi di ?sciopero? accelerato al sindacato. Per la Valle di Susa oggi passano circa 18 milioni di tonnellate di merci dal tunnel del Frejus, 9,5 dalla linea ferroviaria di Modane, circa 2,5 dal Monginevro, per un totale di 30 su 137 milioni che transitano lungo l?intero arco alpino. Secondo il Rapporto finale di Alpetunnel, il 96% del traffico combinato che passa da Modane è diretto in Olanda, Gran Bretagna, Francia del Nord. Solo il 4% va nel resto della Francia e in Spagna. Percentuali che parlano da sole…

(C.B.)

Per andare oltre alle polemiche Quanto è difficile dire cos’è progresso Fra il procedere della conoscenza scientifica e la sua percolazione nella società c?è di mezzo la tecnologia, cosa complicata e oscura per la maggior parte delle persone, che porta con sé due aspetti etici: il male (gli strumenti di guerra), e il bene, che appare con altri strumenti, spesso classificati con la locuzione di ?progresso?. Le discussioni sul progetto Tav, che ha allarmato le popolazioni della Val di Susa, rientrano in questo difficile quadro: cosa sia progresso. Facile commentare che quei sindaci con fascia tricolore e quella gente con le fiaccole, arroccati nella loro valle, sono nemici del progresso, dunque del bene. Non pensiamo che stanno esercitando la cosa più bella che ha l?uomo, agire secondo il desiderio di libertà e di conoscenza? È stato spiegato a quella gente chi sono coloro che vogliono quell?opera, a chi giova, chi ci guadagna, chi paga, ora e nel futuro, chi si avvantaggia, ora e nel futuro? È mica facile fornire questi dati e queste garanzie. Anzi, è cosa non desiderata oltre che difficile; non la si fa, ma va fatta: non basta dichiarare che chi non si adegua è un nemico della scienza. Adeguarsi a cosa poi? Da quale mente è nata questa particolare declinazione del progetto della rete dei trasporti internazionali? Tocca ai sindaci della valle documentare il perché delle loro preoccupazioni o tocca agli ignoti strateghi del progetto dimostrare che il progetto è – e soprattutto sarà, quando sarà ultimato – una creazione dell?uomo che realizza veramente un passo verso il progresso? Che discorso difficile! Cosa mettiamo sull?altro piatto della bilancia delle due ore in meno fra Torino e Parigi che avremmo con la Tav? Gli uomini dei Paesi Bassi hanno pagato tanto per strappare nei secoli passo a passo, mezzo chilometro quadrato alla volta, un po? di terra al mare, e sono diventati grandi esperti sul progresso che miscela le vite umane e le dighe. Li conosco questi uomini, e conosco le loro dighe. Io li inviterei a far parte di un comitato di saggi a cui si richiede una valutazione della relazione fra il progresso e il nostro tunnel. E poi, conoscete gli uomini della terra di Barbagia che si sono opposti ai romani e agli invasori (civilissimi) di tutti i tempi, da Carlo V ai Savoia? Se oggi c?è anche un solo barbaricino intelligente, raffinato, colto, non ho paura di dire che questa creatura vale di più di tutti i formaggi di capra che dai romani in poi si sarebbero potuti mettere in commercio.

(Luigi Sertorio)

La Fiom si è schierata con la protesta E la Cgil andò in testa coda Anche la Cgil rischia di deragliare sulle linee dell?Alta velocità. Nel bel mezzo delle polemiche, delle denunce (circa 70 per la manifestazione anti Tav), dei pacchi bomba, degli esposti in procura e delle aspre divisioni politiche che sono seguite ai sondaggi preliminari a Mompantero, la segreteria piemontese del sindacato si è spaccata in due sullo sciopero generale proclamato dalla Val di Susa. E per la prima volta, metà della federazione guarderà le ?barricate? dall?altra parte, assieme a Confindustria e agli altri fermi sostenitori dell?infrastruttura. Lo strappo si è consumato dopo che la Fiom – i metalmeccanici della Cgil – ha scelto di restare al fianco dei lavoratori quando mercoledì 16 novembre incroceranno le braccia in segno di protesta. La mossa ha indispettito non poco i vertici dei Ds, ma ancor di più il ministro dei trasporti, Pietro Lunardi che ha bollato le fiaccolate e la mobilitazione come azioni da ?perditempo?. I delegati della Val di Susa hanno invece presentato una petizione, firmata da 4mila persone, per chiamare l?attenzione di tutte le sigle sindacali nel tentativo di promuovere un?agitazione unitaria. Anche gli studenti delle scuole superiori della Val di Susa sono scesi in campo. E hanno inviato una lettera al Toroc, il Comitato olimpico, nella quale annunciano la decisione di rinunciare ad essere volontari delle Olimpiadi Invernali del 2006. Movimenti tellurici che però non smuovono di un passo la Cgil. Arduino Baietto, responsabile trasporti per la Cgil Piemonte, cerca di minimizzare. «Preferisco non parlare di rottura con Fiom. Si tratta solo di divergenze di valutazione. Del resto noi tutti comprendiamo il disagio degli abitanti della Val Susa e riconosciamo loro il diritto allo sciopero generale. Tuttavia, è da dieci anni che il sindacato si è dichiarato favorevole alla realizzazione di questa infrastruttura. Non possiamo tirarci indietro proprio ora». La posizione della Fiom torinese è chiara: non si possono imporre decisioni senza ascoltare i lavoratori. Durante l?estate anche la Fim (i metalmeccanici della Cisl) aveva aderito alle manifestazioni, ma oggi invita al dialogo piuttosto che allo scontro. «È un segnale che la questione è davvero trasversale », spiega Baietto. «E mette in discussione un po? tutti. Ma la situazione non deve essere vissuta in modo lacerante. Alcune grandi opere sono necessarie. Il Ponte di Messina, ad esempio, non lo è. Mentre la Tav Torino-Lione, parte del corridoio 5 che collegherà Lisbona a Kiev, è imprescindibile per il rilancio del paese e del Piemonte, una regione tormentata dal crollo dell?automotive e dalla crisi dell?industria manufatturiera».

(C.B.)


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