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Tra una settimana si vota: prove di ottimismo

di Gianfranco Marocchi

Certo che è un brutto periodo. San Valentino, più che festa degli innamorati è stata una retata di banchieri, finanzieri, politici. Ci sarebbe da deprimersi se leggessimo in tutto questo il segno di un’Italia incorreggibile che non cambia e non cambierà. Ma oggi proviamo ad essere ottimisti. Forse il fondo più basso ora toccato è il punto da cui ripartire, forse le elezioni non sono un momento decisivo per cambiare spirito e costumi di un popolo, ma possono essere un momento importante, una svolta. Un po’ come i referendum del giugno 2011 furono forse il primo segno che una reazione civile di massa si stava concretizzando. Ed è possibile leggere in questa situazioni alcuni segnali positivi.

Del primo si è più volte parlato. Queste elezioni porteranno in Parlamento una quota mai vista di esponenti di rilievo del terzo settore italiano, presenti in almeno quattro schieramenti politici (PD, Scelta Civica con Monti, SEL, Rivoluzione civile). Se questa presenza consentirà di influire su scelte e priorità del prossimo Parlamento o se al contrario i neo deputati saranno fagocitati da equilibri di partito e convenienze politiche, lo scopriremo, ma intanto le premesse per un salto di qualità vi sono.

Secondo. Almeno il 30 per cento dei parlamentari proverranno dal forze politiche che un anno fa non esistevano (Scelta Civica con Monti, Movimento 5 Stelle, Fermare il declino e, per la parte non frutto di aggregazione di partiti preesistenti, Rivoluzione Civile). Non più del 40% dei futuri parlamentari, secondo uno studio di LaVoce.info, sono ex parlamentari (di cui più della metà nel centrodestra), più di un terzo verrà dalla dalla società civile senza precedenti esperienze di cariche elettive. Anche in questo caso ciò non garantisce di per sé il rinnovamento, ma sicuramente rende meno automatica la riproposizione di vecchie formule.

Terzo. I protagonisti del ventennio marrone della nostra Repubblica sono in parte significativa pensionati o in via di pensionamento. A partire da Berlusconi, suo protagonista principale, che con ogni probabilità dovrà scegliere tra ruoli di comprimario ed il godersi il declino in dolce compagnia in luoghi esotici, Bossi, tristemente sul viale del tramonto, a continuare con D’Alema (il PD avrà il coraggio di lasciarlo veleggiare in santa pace o ce lo riproporrà a forza?) e Veltroni (idem: e l’Africa? Se non ora, quando?), per finire con i vari Fini o Casini, che potrebbero risvegliarsi con la sorpresa di non esistere più. Certo, su questo punto è probabile che una o più delle previsioni qui formulate possano non realizzarsi, i colpi di coda (o di colla, riferendosi alle poltrone) sono sempre dietro l’angolo, ma è evidente come di qui a pochi mesi una quota non secondaria dei protagonisti di questa infelice stagione sapranno di reperto archeologico. E forse nascerà una destra non patologica e, di conseguenza, una sinistra che non può pensare di vincere solo perché la destra è impresentabile.

Quarto. Si arriva al voto dopo una fase non comune di attivazione politica della cittadinanza. I quattro milioni di votanti alle primarie di coalizione di Italia Bene Comune, le incredibili piazze dello Tsunami Tour del Movimento 5 Stelle, il fermento del mondo cattolico nell’ultimo anno e mezzo e le convention “verso la terza repubblica”, lo schierarsi di esponenti di rilievo della società civile: questi ed altri esempi mostrano un Paese che non si lascia condurre passivo al proprio destino.

Quinto. Voteremo per la terza volta con una legge (ad essere generosi) border line della costituzionalità come il Porcellum, ma almeno il 30% dei parlamentari che saranno eletti saranno stati individuati attraverso primarie. È sicuramente possibile trovare mille difetti e parzialità tanto nelle Primarie parlamentari di PD e SEL, quanto nelle Parlamentarie del Movimento 5 Stelle, ma intanto questo passo è stato fatto e difficilmente sarà reversibile; anzi, difficilmente, al prossimo giro, nello sciagurato caso che ancora vi fosse il Porcellum, non sarà generalizzato ad altre forze politiche e comunque sempre più difficilmente sarà possibile candidare un sindaco o un presidente di regione solo con procedure interne alle segreterie di partito.

Sesto. Cercata con convinzione o subita, totale o (più spesso, purtroppo) parziale la “pulizia” delle liste dagli impresentabili rappresenta un altro segno dei tempi. Entusiasta del rinnovamento o riottoso, il nostro sistema politico non può più dimostrarsi insensibile ad istanze di pulizia, esigenze di contenimento dei costi, eliminazione di privilegi di casta. Molto c’è ancora da fare, ma ormai alcuni processi di sono avviati e non sarà facile fermarli.

Settimo, ma non ultimo (ne ho già scritto in un altro post). Diversamente da molti Paesi (es. Francia, Grecia, Ungheria) che hanno reagito alla crisi riponendo fiducia in forze razziste e xenofobe, queste patologie, che pure sembravano in preoccupante ascesa in Italia solo pochi anni fa, sono oggi marginalizzate. Di fronte alla crisi, per effetto di oscure e positive dinamiche, siamo stati in Italia maggiormente inclini a vedere l’altro come compagno di sventure piuttosto che come minaccia.


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