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Un bancario da marciapiede

Così uno stimato professionista misura il tasso di umanità e di cinismo fra i passanti della sua città: affrontandoli nei panni di un barbone. Un’idea nata da una terribile esperienza personale

di Mariano Campo

«Mi scusi, può darmi dieci minuti del suo tempo, ho bisogno di parlare con lei». Un tipo davvero strano quel barbone che ogni tanto s’incontra sui marciapiedi del centro di Palermo. Un cappellaccio calato sulla testa, abiti logori e trasandati, si avvicina alle persone sorridendo e parlando loro in modo distinto e gentile: «Vorrei raccontarle i miei problemi, può ascoltarmi?», oppure «Non sto chiedendo l?elemosina, cerco solo un po? di conforto». Eppure i passanti, nove volte su dieci, scappa via, farfugliando qualche scusa frettolosa: «Mi dispiace, ho molto da fare…», quando va bene. Sennò le risposte sono del tipo «Vada via, lei è drogato». La risposta più affettuosa è: «Che Dio l?assista, giovanotto». Fin qui sarebbe, purtroppo, tutto normale. Se non fosse che sotto le spoglie di quel barbone si nasconde in realtà il dottor Piero Lo Coco, di professione direttore di banca. Quarant?anni, romano di nascita ma siciliano d?adozione, Lo Coco non è certo quello che si può definire un personaggio eccentrico o un cacciatore di facile pubblicità. «L?idea di travestirmi», spiega, «e di provare sulla mia pelle cosa significhino l?indifferenza e il cinismo che incontra quotidianamente chi vive ai margini della società è nata sette anni fa, quando ancora lavoravo a Roma». Un incidente stradale come tanti altri, in una via abbastanza trafficata della capitale: un ragazzo di colore era appena stato investito da un?automobile, proprio davanti la sua banca. «Era li per terra, agonizzante, e chiedeva disperatamente aiuto, ma nessuno, finché non è arrivata l?ambulanza, correva ad assisterlo. Quel ragazzo, ho saputo poi, è morto, e quell?immagine mi ha letteralmente sconvolto. Ancora oggi, quasi ogni notte, mi sveglio con gli incubi». Da quel giorno il giovane bancario in carriera decise che avrebbe provato a fare qualcosa per chi soffre e deve fare i conti con le «mille barriere che le persone costruiscono per rimuovere, visivamente o psicologicamente, l?ingombrante presenza degli ?ultimi?». Cominciò perciò pian piano a interessarsi di problemi sociali e di handicap, una volta trasferitosi a Palermo collaborò con la sede locale dell?Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi Civili. Finché non provò ad inventarsi una ?doppia vita?: «Appena uscito dalla banca, all?insaputa di tutti, indossavo i panni del barbone e provavo a sfidare il disinteresse dei cittadini, sperando in cuor mio di riuscirci. Mia moglie, per fortuna, ha compreso subito lo spessore di questa mia pulsione e non mi ha mai ostacolato, mia figlia una volta mi ha visto in azione ed è scoppiata a piangere, perché quel giorno nessuno ?mi si filava?». «Questa esperienza terribile quanto significativa non poteva però essere confinata solo in me stesso. Per fare qualcosa di veramente utile, pensai, bisogna allargare in ogni modo possibile il fronte della lotta contro la cultura dell?indifferenza, usando ad esempio un mezzo efficace come la tv». Da ragazzo Lo Coco aveva presentato un programma di sport su un?emittente romana: decise perciò di rispolverare quei trascorsi da «comunicatore» e di mettere su, con alcuni amici, ?Aiutami?, un talk-show settimanale sulla solidarietà da mandare in onda su una tv locale: «Non fatemi fare il matto da solo», diceva agli amici per convincerli a dargli una mano. In poco tempo nacque così una redazione di giudici, avvocati, medici, tutti giornalisti per caso, che si occuparono anche di procurarsi i contratti pubblicitari e di comprare gli spazi su Trm, un?emittente di Palermo a diffusione regionale. «Grazie all?ospitalità dell?associazione ?Domenico Modugno?, che ci ha messo a disposizione il suo piccolo teatro, quest?anno abbiamo già mandato in onda dodici puntate, ognuna incentrata su un tema sociale diverso (dagli homeless alla violenza sulle donne e sui minori, dall?adozione di bambini con tassi di patologie elevati al lavoro nero), andando a scovare e portando in studio le storie e le testimonianze dirette di persone in difficoltà». Un bilancio, quello della prima edizione di ?Aiutami?, che il suo ideatore non esita a definire ampiamente positivo, anche in termini di ascolti registrati, ma che però «non è ancora soddisfacente». «La mia rabbia per tutto quello che non va non è affatto diminuita», rilancia Lo Coco. «Vivendo poi tutti i giorni allo sportello di una banca tocco con mano i problemi delle persone, che qui in Sicilia devono tuttora fare i conti con un altissimo tasso di disoccupazione e di miseria». L?obiettivo che si è posto adesso è perciò fare di ?Aiutami? una trasmissione veramente utile: «Se ne avremo la forza, non servirà più solo a sensibilizzare la gente, ma dovrà poter risolvere concretamente le difficoltà piccole e grandi, diversamente però da come è stato fatto in alcuni programmi-truffa trasmessi su un network nazionale». «Ma già», riflette poi Lo Coco, ripensando a quei pomeriggi da barbone sul marciapiede, «sarebbe un grandissimo risultato far recuperare a questa nostra società un po? di quell?impulso naturale che porta le persone ad avvicinarsi e a dialogare, abbattendo una volta per tutti i muri creati dalla diffidenza e dall?individualismo: «Fare in modo, insomma, che chi ha bisogno di parlare possa finalmente trovare ascolto».


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