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Economia & Impresa sociale 

Una spirale perversa che impedisce lo sviluppo

Tutto ebbe origine con la crisi petrolifera del 1973, con i primi prestiti concessi alle nazioni più povere. Che oggi devono affamare la popolazione per pagare gli interessi

di Marco Piazza

Cos?è il debito debito estero dei Paesi poveri? E come si è originato? A spiegarlo, nel seminario Focsiv, ci ha pensato l?economista Riccardo Moro, che ha tracciato un breve excursus storico del fenomeno. Tutto ebbe origine nel 1973, dopo la crisi petrolifera. L?emissione di una quantità massiccia di petrodollari (prima incassati a causa dell?aumento del prezzo del greggio e poi reimmessi sul mercato dai Paesi produttori) provocò un drastico calo dei tassi d?interesse. Era il momento di chiedere prestiti. E, per le banche, di concederli anche a chi non offriva particolari garanzie. Passarono cinque anni e nel 1978, con il secondo shock petrolifero, le condizioni mutarono radicalmente. Politiche monetariste impedirono la creazione di nuova moneta e di conseguenza si registrarono due fenomeni: i tassi d?interesse tornarono altissimi e fece la sua comparsa l?inflazione. I Paesi poveri – che nel frattempo non si erano certo segnalati per investimenti oculati in direzione dello sviluppo – si trovarono di botto in una situazione drammatica, perché gli interessi sul debito avevano raggiunto livelli stratosferici e loro, per pagarli, dovevano sacrificare risorse destinate alla salute e all?educazione. Si è creata così una spirale perversa: per pagare il debito i Paesi poveri devono affamare la popolazione e rinunciare allo sviluppo. Un altro fatto importante si verificò nel 1992, quando il Messico dichiarò la propria insolvenza, provocando il panico in tutti i mercati finanziari del mondo. Se tutte le altre nazioni indebitate avessero seguito l?esempio messicano si sarebbe scatenata una crisi tipo quella del 1929. Le banche capirono che non era il caso di continuare nella linea dura e dilazionarono le scadenze dei pagamenti, concedendo proroghe su proroghe ai Paesi poveri e di fatto perpetuando la loro condizione di sottosviluppo. Arriviamo così al 1996, quando Banca mondiale e Fmi lanciano il programma Hipe (iniziativa in favore dei Paesi fortemente indebitati), destinata a riportare il debito dei più poveri a livelli sostenibili. Ma, a parere di Riccardo Moro, solo poche delle 41 nazioni indebitatissime sono incluse in tale programma. E i tempi sono troppo lunghi se rapportati alla drammatica situazione in cui vive la gente di tali nazioni.


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