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Attivismo civico & Terzo settore

Vogliamo (e meritiamo) ben più del 5 per mille

Idee per un fisco liberale

di Edoardo Patriarca

I l 5 per mille dimenticato nella Finanziaria 2007 è solo la punta di un iceberg chiamato questione fiscale del terzo settore su cui è bene cominciare a ragionare, per non provare l?ennesima delusione già vissuta nella precedente legislatura. I fondamenti culturali sono ben definiti. Provo brevemente a riproporli. Si tratta anzitutto di uscire dal paradigma della residualità per entrare in quello di soggetto attivo di sviluppo locale. Secondo punto è che le agevolazioni fiscali non sono una benevola concessione dell?amministratore/principe di turno, piuttosto il riconoscimento di un soggetto privato che agisce sul fronte della gestione dei beni pubblici. Non ultimo è che nel rapporto diretto cittadino – organizzazioni sociali, piuttosto che nella sola intermediazioni dello Stato e delle sue articolazioni territoriali, sta il punto di svolta per una vera rivoluzione liberale. Se queste sono le premesse, proviamo a immaginare un pacchetto fiscale. Per iniziare un 5 per mille rivisitato, che escluda tra i beneficiari gli enti locali e che proceda alle erogazioni in tempi meno biblici. Un utilizzo mirato dello strumento delle detrazioni/deduzioni per le famiglie che accedono ai servizi del non profit imprenditoriale: si lascerebbe alle persone la libertà di scegliere il miglior servizio e si premierebbe il terzo settore di qualità. Abbiamo la +Dai -Versi: non basta, si tratta di incrementare l?entità dei benefici fiscali concessi alle persone fisiche e alle imprese che effettuano erogazioni liberali in denaro a favore delle onp, in particolare di quelle piccole penalizzate dal 5 per mille che premia quelle più strutturate. Si parla di incremento delle rendite catastali: perché non prevedere un regime agevolato per il patrimonio immobiliare destinato alle non profit al perseguimento dei propri scopi? E sull?Irap non si può prevedere la medesima strategia? Sul fronte dell?investimento finanziario si potrebbero introdurre agevolazioni per coloro che sottoscrivono titoli o comunque forme di raccolta destinate al finanziamento di cause sociali, inclusi i cosiddetti titoli di solidarietà previsti dal dlgs n.460/97; anche per gli istituti di credito che effettuano prestiti alle non profit si potrebbero prevedere forme di fiscalità agevolate. Per non parlare infine di tutta la vicenda Iva e all?attenuazione del costo legata alla sua indetraibilità sugli acquisti pagati dalle organizzazioni. Si dirà: ma quanto costa questa operazione alle casse dell?erario? Risponderei: quanta occupazione buona attiveremo nell?area dei servizi di welfare? Quanto capitale umano e sociale andremo ad incrementare a livello locale? Quanto surplus di democrazia economica, di sussidiarietà e di cittadinanza attiva inietteremo sui territori?


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