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Testimonianze

Yunus, maestro e amico, ecco perché sto dalla sua parte

Parla Enrico Testi, direttore dello Yunus Social Business Centre University di Firenze: «Muhammad Yunus mi ha insegnato che si può fare del bene divertendosi. Ha dimostrato al mondo che essere poveri non significa “essere meno bravi” ma solo aver avuto meno opportunità nella vita. Sono anni che viene messo sotto attacco dal Governo del Bangladesh»

di Anna Spena

Enrico Testi è un economista dello sviluppo, esperto di social business. Dal 2011 è fondatore e direttore dello Yunus Social Business Centre University of Florence, in collaborazione con il Premio Nobel Muhammad Yunus. Nel 2012 ha avviato a Pistoia un programma pilota per creare un ecosistema facilitante per l’imprenditoria sociale e l’innovazione sociale, il Social Business City Program. Questi sono giorni delicati per Yunus, 83 anni, conosciuto nel mondo come “il banchiere dei poveri”, “l’inventore del microcredito”.

Nel 1983 Yunus fondò la Grameen Bank: con la sua attività ha permesso, in modo particolare alle donne, di ottenere finanziamenti e realizzare attività imprenditoriali. Oggi Yunus è sotto attacco nel suo Paese, il Bangladesh, e il rischio di finire in prigione è una paura concreta dopo che, lo maggio, la Commissione anticorruzione del Bangladesh ha avviato un procedimento penale contro di lui, accusandolo di appropriazione indebita dei fondi dei suoi dipendenti. Sheikh Hasina, prima ministra del Bangladesh dal 2009, l’ha definito “succhiasangue”. “Temiamo per la sicurezza e la libertà di Yunus”, avevano scritto, solo pochi giorni fa, più di 160 personalità, tra cui l’ex presidente americano Barack Obama e diversi premi Nobel. Una lettera in cui denunciavano le minacce alla democrazia in Bangladesh in vista delle elezioni che si terranno all’inizio del 2024. Abbiamo chiesto a Testi di condividere con VITA il racconto del suo rapporto con Yunes: come si sono conosciuti, cosa gli ha insegnato, qual è il messaggio del suo lavoro.

Quando vi siete incontrati la prima volta?

Lo conoscevo già per il suo lavoro. Era il 2010 quando ci siamo incontrati per la prima volta di persona, stavamo partecipando ad un evento in Germania.
Allora esistevano già diversi Yunus Social Business Centre, ma erano ancora pochi. L’anno successivo, nel 2011, sono andato in Bangladesh per concordare la nascita dello Yunus Social Business Centre University di Firenze. Da allora ci vediamo spesso, almeno due o tre volte all’anno. 

Come lo descriverebbe dal punto di vista umano?

Per me è quasi un nonno. Una persona tranquilla e saggia insieme. Un Premio Nobel per la Pace che parla con Obama e poi ti può portare a prendere un cappuccino in un bar di Pistoia. 

Come avete iniziato a lavorare insieme?

È stata una sua richiesta. Lui aveva lanciato da poco gli Yunus Centre e quindi mi propose di seguire l’apertura di un Centro in Italia. Oggi ce ne sono tanti, ma quello di Firenze è stato uno dei primissimi al mondo.

Riconosciuto come il banchiere dei poveri dalla comunità internazionale e ostacolato invece dal Governo del suo stesso Paese…

Sono anni che Yunes, in Bangladesh, è sotto attacco. Nel 2007 fece un piccolo tentativo di entrare in politica, tentativo che abbandonò velocemente, con il desiderio di provare a contrastare la corruzione nel Paese. Un Paese abbastanza travagliato e complesso dal punto di vista politico, dove la democrazia traballa. Yunus è stato sempre una figura scomoda per la prima ministra, che trova sempre pretesti per attaccarlo. In tanti lo supportano all’estero, ma alcuni anche in patria: certo che per loro manifestare l’appoggio a Yunus diventa più pericoloso perché potrebbero essere soggetti e ritorsioni. 

Yunus ha dato opportunità a molte persone e molte persone grazie a lui sono uscite dalla povertà

Enrico Testi

Come spiegherebbe il contributo che ha dato Yunus per il contrasto alla povertà?

Yunus ha fatto capire al mondo che se diamo alle persone povere dei fondi, dei capitali – anche senza garanzie – queste in molti casi riescono a far fruttare quei fondi e ad uscire dalla spirale povertà. Ha dimostrato che essere poveri non significa “essere meno bravi” ma solo aver avuto meno opportunità nella vita. Questo suo modo di pensare l’ha portato a creare una banca, la  Grameen Bank, che al contrario delle banche classiche, che concedono fondi solo a fronte di garanzie, lo fa anche in assenza di queste affinché le persone possano far partire la loro impresa. Lui ha dato opportunità a molte persone e molte persone grazie a lui sono uscite dalla povertà. 

Io ho cambiato la mia carriera di studente dopo aver letto il suo libro “Il banchiere dei poveri”. Prima volevo lavorare in borsa, “fare soldi”. Poi ho iniziato a studiare economia dello sviluppo

Enrico Testi

Cosa ha significato nella sua vita?

Io ho cambiato la mia carriera di studente dopo aver letto il suo libro Il banchiere dei poveri. Prima volevo lavorare in borsa, “fare soldi”. Poi ho iniziato a studiare economia dello sviluppo. Quindi l’economia dei Paesi più poveri. Siamo privilegiati, e i privilegi che abbiamo li dobbiamo sfruttare per fare qualcosa di buono. Un’altra cosa che mi ha insegnato è che si può fare del bene divertendosi. Si può fare del bene senza sacrificarsi o senza fare una vita di privazioni. E ancora che con i giusti meccanismi possiamo stare bene tutti. 

Se dovesse essere condannato? 

Sarebbe un segnale bruttissimo per tutto il Paese. Yunus è una persona stimata e sostenuta dalla comunità internazionale. Se il Governo fa passare il messaggio che può mettere in prigione Yunus nonostante la stima e la fiducia che lui gode da parte della comunità internazionale, allora tutti gli altri che non si allineano alle direttive governative cadranno in un clima di paura. Lui è una persone che potrebbe vivere in qualsiasi altro Paese. Ma vuole restare in Bangladesh. 

Nella foto di apertura Enrico Testi e Muhammad Yunus


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