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La ricetta giusta? Seguite il modello svedese

Secondo il vice direttore dell’Onu ed esperto di droga proprio l’Italia si trova al centro dei traffici internazionali. Intervista ad Antonio Maria Costa.

di Paolo Manzo

«Un terzo di tutta la cocaina colombiana arriva in Europa, continente che è diventata la meta preferita dei cartelli del Paese sudamericano e sta scalzando gli Usa. È molto preoccupante». Antonio Maria Costa, vice segretario generale dell?Onu nonché direttore dell?Unodc, l?Ufficio contro la droga e il crimine, è uno dei massimi esperti sul tema. Vita: Diamo un numero assoluto: quanta cocaina si produce al mondo? Antonio Maria Costa: Nel 2004, 670 tonnellate. Ma, rispetto alle 930 tonnellate del 99, c?è stato un forte calo della produzione. Vita: Se la produzione diminuisce, perché lei è preoccupato? Costa: Perché la cocaina che arriva da noi, in Europa, non è diminuita bensì aumentata, a differenza che negli Usa. Dopo la lotta per la conquista del territorio statunitense da parte di sei cartelli messicani, i gruppi colombiani si sono buttati sui mercati europei. Punti di penetrazione, la Spagna e l?Albania. Vita: Come ci arriva? Costa: Via nave e via aereo. Vita: Come spiega l?aumento del consumo di cocaina da parte dei giovani? Costa: Gli scopi di chi consuma coca sono diversi rispetto a chi assume narcotici come l?eroina. Questa è la droga dei perdenti, la coca è considerata quella dei ?vincenti?, consumata da persone che con la loro visibilità hanno un forte impatto sui giovani. È questo il vero problema. Vita: A suo avviso, nel nostro Paese, il consumo è indipendente da qualsiasi legge si faccia? Costa: Non è tanto una questione di norme. Il vero problema è che i nostri servizi di sicurezza sono più orientati sui flussi tradizionali, quelli dell?eroina, e molto meno preparati nei confronti delle droghe sintetiche che arrivano dall?Olanda e dei flussi di cocaina. Si tratta di un ritardo delle amministrazioni rispetto ai mutamenti della società. Vita: In Italia a chi si appoggiano i venditori? Costa: I due cartelli più famosi sono napoletani, uno dei quali orientato sul versante spagnolo. E badi, la guerra di bande che c?è stata a Napoli è proprio legata agli sforzi dei colombiani di penetrare in questo settore. Vita: Come si può invertire la tendenza? Costa: Con uno sforzo molto più impegnativo delle autorità, della scuola e delle aziende, che devono sensibilizzare i giovani sul fatto che sì l?eroina uccide, ma la cocaina può essere pericolosissima. In questo senso la Svezia è un modello. Lì anche gli imprenditori hanno capito che conviene investire in prevenzione. Vita: E a volte la cocaina arriva fino a uccidere. Basti pensare a Pantani… Costa: Sì, anche perché queste sostanze sono tagliate con delle porcherie. Vita: Italia e Spagna sono i Paesi mediterranei con il maggior problema di tossicodipendenza. Come lo spiega? Costa: Sono aggrediti da tutti i fronti: dalle sostanze chimiche da Nord (l?Olanda), dall?eroina da Est (l?Afghanistan), dalla cocaina dall?Ovest e dall?hashish da Sud. Insomma, sono al centro del traffico.


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