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Dini, megafono dei diplomatici, affonda la riforma

Scooperation di Paolo Manzo.

di Paolo Manzo

Che il Parlamento non sia riuscito…
?ad approvare la legge di riforma della cooperazione internazionale italiana è oramai un dato di fatto. «Dopo un anno e mezzo di discussioni, il risultato purtroppo è questo e c?era da aspettarselo perché in commissione Esteri del Senato, in realtà, non abbiamo mai avuto la maggioranza». Lo sfogo raccolto da Scooperation è quello del senatore José Luiz del Roio, membro della terza commissione permanente del Senato, quella che per l?appunto si occupa di esteri. Ma come, non avevate la maggioranza? «Certo, ma il presidente, Lamberto Dini, alla fine votava sempre dall?altra parte perché contrario alla formazione dell?Agenzia in quanto difensore degli interessi dei diplomatici?». L?unico ?ricordo? di quest?anno e mezzo in cui Del Roio e altri hanno cercato di mediare, portando avanti la bozza di legge elaborata dal senatore Giorgio Tonini (Pd), sono gli atti del disegno di legge approvato all?unanimità, nell?aprile 2007, dal Consiglio dei ministri ed il testo della bozza sopramenzionata, ancora all?esame della commissione Esteri del Senato fino al recente scioglimento delle Camere. Dini ha voluto allegare al documento finale Indagine conoscitiva sulla politica di cooperazione allo sviluppo e sulle prospettive di riforma della relativa disciplina, il testo di legge presentato da Tonini. Più per ?dimostrare? di avere fatto qualcosa che per altro, dal momento che la riforma è saltata e anche al ?prossimo giro? si ricomincerà tutto da capo. A questo punto Cocis, federazione che associa 26 organismi di cooperazione internazionale, ha ritenuto «doveroso confermare che la bozza Tonini non riflette l?idea di cooperazione della società civile e delle ong e che lo scioglimento anticipato delle Camere non ha permesso l?audizione di quegli interlocutori chiave della cooperazione internazionale». Dello stesso tenore l?intervento delle ong italiane coordinate negli Stati generali della cooperazione che per bocca di Sara Ceci hanno comunicato che «l?indagine conoscitiva non può ritenersi conclusa» perché «non rispecchia la legge richiesta dalle ong e dalla società civile». Insomma, «la Commissione dovrebbe riconoscere l?incompiutezza dell?indagine e non votare un documento conclusivo, ma pubblicarne uno che si limiti a riassumere le proposte di legge presentate». L?impressione è che volare un po? più alto forse aiuterebbe, un bel giorno, a riformare l?oramai vetusta 49/87?


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