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Servizio civile, l’Unsc riapre il bando ma fa ricorso nel merito

Raffaele De Cicco, direttore dell'Ufficio Nazionale, spiega a fondo il decreto con cui da oggi al 16 dicembre anche gli stranieri possono candidarsi per l'anno di servizio. Nel dare esecuzione all'ordinanza del Tribunale di Milano, l'Unsc chiede però alla Corte di cassazione di esprimersi sul tema

di Daniele Biella

Ci siamo: il momento tanto atteso della riapertura del bando 2013 di Servizio civile nazionale, esclusivamente a ragazze e ragazzi stranieri dai 18 ai 28 anni compiuti, regolarmente soggiornanti in Italia (in ottemperanza all'ordinanza del Tribunale di Milano dello scorso 19 novembre che ha giudicato ‘discriminatoria’ l’esclusione dei giovani non italiani) o comunque cittadini dell’Unione europea, è arrivato. I termini vengono riaperti, e le domande per l’anno di servizio civile possono essere inviate agli enti del progetto prescelto (la lista è disponibile sul sito dell’Unsc, Ufficio nazionale servizio civile, dove si può trovare anche il decreto di riapertura del bando) fino a lunedì 16 dicembre ore 14, facendo fede l’effettiva consegna e non il timbro postale.

“Nessun fondo aggiuntivo e nessun aumento dei posti a disposizione, che rimangono 15.466 per l’Italia e 502 per l’estero: i giovani stranieri possono fare domanda per tutti i progetti, sia quelli del bando nazionale, sia quelli di Regioni e Province autonome”, spiega a Vita.it Raffaele De Cicco, direttore dell’Unsc. E i possibili ritardi nelle partenze, visto il mese e mezzo che passa tra la precedente chiusura del bando del 4 novembre e il prossimo 16 dicembre? “Dal nostro punto di vista non ci saranno: la macchina è già in moto, e una volta consegnate le graduatorie definitive con l’eventuale aggiunta dei nuovi selezionati, non ci vorrà molto tempo. La data dei primi invii richiesti rimane quella indicata, ovvero il 7 gennaio 2014”.

Per dare esecuzione l’ordinanza del Tribunale, l’Ufficio è arrivato agli sgoccioli dei dieci giorni a disposizione: “non è stato assolutamente facile, perché quello che il giudice ha stabilito in linea di principio si è poi dovuto tradurre in atti concreti tenendo presente le contraddizioni dell’ordinanza e l’assenza di una legislazione in merito", sottolinea De Cicco. Il lavoro è stato effettuato con il supporto dell’Avvocatura Generale dello Stato, degli Uffici del Ministro, che si sono raccordati, data la natura della questione, con i Ministeri dell’Interno e degli Affari Esteri. “In primo luogo, non avendo indicazioni in merito dal Tribunale, abbiamo dovuto stabilire noi le categorie di destinatari, cercando di non lasciare fuori nessuno degli aventi diritto”, riporta De Cicco. In cima alla lista ci sono i cittadini della Ue (“possono fare domanda anche se al momento vivono all’estero”), a cui seguono i giovani extraeuropei con permesso di soggiorno di lungo periodo e i rifugiati. Dodici giorni da oggi, quindi, per la presentazione delle loro domande? “Sì. Chi l’ha già inviata per la scadenza precedente e ha avuto il diniego, deve ripresentarla”, specifica il direttore dell’Unsc. "Inoltre abbiamo deciso di riaprire anche tutti bandi delle regioni al fine di evitare un servizio civile a macchia di leopardo, laddove i tribunali aditi si fossero pronunciati in modo differente sulla questione come già e successo per Milano e Brescia: in tal modo avremmo avuto regioni dove gli stranieri avrebbero avuto accesso al servizio civile nazionale ed altre no”.

Per quanto riguarda le graduatorie, “saranno riaggiornate alla luce delle nuove candidature, e quindi a scalare se qualcuno di loro venisse selezionato”, continua De Cicco, che anticipa “l’uscita, entro un paio di giorni, di un vero e proprio vademecum per gli enti per districarsi tra le varie novità relative al decreto con cui vengono ammessi gli stranieri”. Per esempio, “i giovani che non a oggi non sono in possesso del codice fiscale dovrà farlo, perché necessario al pagamento della quota mensile di servizio”, oppure, in caso di scadenza del permesso di soggiorno durante il periodo di servizio, “la persona può continuare fino a tale data e non oltre, lo svolgimento dell’esperienza non è valida come rinnovo”. Anche lo stesso Unsc è di fronte a cambiamenti necessari, “come la revisione del sistema informatico, dove finora non era prevista la presenza di più di un cognome, così come altri aspetti”.

A parte gli aspetti burocratici, nella pur positiva novità dell’apertura agli stranieri, dopo più di due anni dal primo ricorso, rimangono questioni aperte e problemi. Lo stesso Unsc, fa sapere De Cicco, “ha presentato nei giorni scorsi un ricorso nel merito all'ordinanza del Tribunale, ovvero che la definizione delle modalità di accesso al Servizio civile nazionale dei residenti non italiani è materia parlamentare e va affrontata per via legislativa”. Da una parte l’Ufficio, e di fatto la presidenza del Consiglio dei ministri, dà esecuzione all’ordinanza per quanto riguarda il superamento della natura discriminatoria del bando, dall’altra però la impugna? “Proprio così. Chiediamo alla Corte di cassazione di esprimersi sul tema: ciò avverrà presumibilmente non prima di un anno abbondante, quindi non prima della conclusione dei progetti del bando 2013”, specifica il direttore dell’Unsc, “e anche se dovesse darci ragione, non avrebbe natura retroattiva, ma servirebbe come stimolo ai politici per legiferare in materia, cosa che tra l’altro chiediamo da tempo sia noi che tutto il mondo del servizio civile”.

Nel tunnel della crisi del Servizio civile nazionale, che a ben vedere sarebbe sempre più il degno soggetto di un’opera letteraria di Kafka, il decreto di oggi rimane comunque un punto di svolta per l’introduzione degli stranieri. Finalmente, tra non molto, i giovani potranno prendere servizio dopo quasi un anno di stop? “Lo spero, ma non ne ho la certezza”, riporta De Cicco, “ricordo ancora che due anni fa il Tribunale di Brescia aveva sentenziato in modo opposto a quello di Milano, allo stesso modo qualcuno potrebbe ora fare un ulteriore ricorso al decreto attuale, magari giudicando ingiusta la propria esclusione”. Mai dire mai, nel virtuoso ma pericolante ambiente del servizio civile, che avrebbe bisogno oggi stesso di quella riforma generale che enti, rappresentanza dei giovani e anche diversi esponenti politici chiedono da troppo tempo.


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