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Economia & Impresa sociale 

Becchetti: «Le prediche di Weidmann sono irricevibili»

L'attacco del banchiere centrale tedesco alla Commissione Europea (per mancato controllo) e a Italia, Francia e Spagna (per scarsa affidabilità) ha fatto rumore. Per l'economista Leonardo Becchetti però il capo della Bundesbank, «non è nella posizione di dare lezioni. Anche perché è una bugia che l'Italia sia il Paese più indisciplinato. La Germania ha sforato il deficit più di noi. La loro politica è contraria all'Unione e fa vittime, in primo luogo i migranti»

di Lorenzo Maria Alvaro

«Prima di tutto non è vero che l’Italia è il Paese più indisciplinato. La Germania ha sforato il deficit molte più volte». Così attacca l'economista Leonardo Becchetti per commentare il tema del giorno: le dichiarazioni di Jens Weidmann, capo della Bundesbank. Ieri infatti il banchiere centrale tedesco aveva raccontato la «Parabola del pescatore con le tasche bucate» cioè il problema del «sovrasfruttamento da parte di un singolo che riduce la disponibilità di pesci

per gli altri e minaccia nel lungo periodo le risorse della collettività». In soldoni un attacco frontale ai Paesi più allegri dal punto di vista dei conti pubblici, Italia, Francia e Spagna, e alla Commissione Europea che non fa rispettare le regole.

«Mentre noi siamo ancora qui a farci fare la ramanzina dai tedeschi gli americani ci hanno dimostrato che facendo il Quantitative Easing, una politica fiscale espansiva e il Tarp, il piano di acquisto dei titolo tossici, i problemi e la crisi si risolvono», spiega Becchetti, «L'Europa ci ha messo 7 anni a capire di dover fare il QE, non ha mai fatto una politica fiscale espansiva e ha lasciato alle iniziative dei singoli Stati l'acquisto dei titoli. Il motivo? Si chiama Germania».

«Se dovessi rispondere a Weidmann», rincara la diose Becchetti, «userei anch'io una metafora: i tedeschi sono come Pantani che si allena con dei ciclo amatori. Ma invece di salire insieme sulla montagna parte a tutta e pretende che gli altri si adeguino al suo passo. Ora, ammettiamo pure che siano più bravi e che gli altri paesi siano strutturalmente inferirori, se si vuole salire insieme si deve cooperare. Non può esserci qualcuno che va in fuga. Tornando agli Usa, lo Stato di New York si occupa anche del Wisconsin. Non si può pensare di fare la pripria andatura e fregarsene».

E per l'economista è invece proprio quello che la Germania fa e continua a fare: «Non hanno il minimo senso mutalistisco. L’Unione Europea funziona se c'è mututalità e condivisione. Il loro approccio è l'esatto contrario: si chiama austerità. E ha creato disastri enormi. Ha faatto e fa vittime. Non solo i Paesi, penso anche ai migranti. La gente in Europa pensa che siano gli stranieri a portar via loro il lavoro. Invece è questa economia del conto in regola».


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