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Politica & Istituzioni

Berlusconi: «Fondamentale il quoziente familiare»

Il premier alla Camera rilancia la volontà di realizzarlo

di Redazione

“Il Parlamento è il luogo in cui la sovranità popolare trova la sua più altra espressione e il suo più alto esercizio. La democrazia nasce con le libere elezioni e vive con i Parlamenti. Non vi può essere né autentica democrazia né buon governo se il Parlamento non è libero e forte”. Così il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha iniziato il suo intervento alla Camera. “I governi democratici -ha proseguito- traggono la loro capacità di agire per il bene della nazione dal consenso sempre rinnovato dai rappresentanti del popolo. Tra Parlamento e governo non vi può mai essere contrapposizione, ma vi deve essere un’armonica simbiosi nella distinzione dei ruoli e delle funzioni che la nostra Carta costituzionale assegna ad ognuno. Questa è la mia profonda convinzione, è lo spirito con il quale mi rivolgo oggi a voi”.

Bisogna rilanciare questa legislatura assumendoci tutti la propria ”responsabilità, senza compromessi al ribasso”, ha poi aggiunto. Serve una maggiore coesione nazionale, ”in giro vedo e sento troppo odio e la storia ha insegnato che spesso l’odio ha armato le mani delle persone. Tutti dovremmo esserne consapevoli e preoccupati”.

Con le elezioni di due anni fa, ”per l’Italia nel 2008 si apriva una stagione di grandi speranze e auspicate riforme. Gli elettori hanno premiato il nostro comune appello a rendere più stabile il governo del paese, riducendo drasticamente la frammentazione politica e scegliendo due leadership”, della maggioranza e dell’opposizione: si è trattatto della prima grande riforma nel segno del bipolarismo, teso a mandare in archivio le pratiche della vecchia politica”.

“Tenendo conto delle esigenze e delle compatibilità del bilancio pubblico, sulla base della lotta fiscale e del dividendo della crescita, senza creare ulteriore deficit, il governo intende pervenire entro la legislatura al varo di norme che consentano una graduale riduzione della tassazione su famiglie, sul lavoro, sulla ricerca”. Lo ha affermato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi nel suo intervento alla Camera. “L’obiettivo della maggioranza di governo -ha proseguito- e’ ridurre la pressione fiscale e disboscare la grande giungla di un sistema fiscale che e’ praticamente rimasto invariato nelle sue parti fondamentali fin dalla riforma dei primi anni Settanta. Per le famiglie, soprattutto per quelle mondoreddito delle fasce piu’ deboli della popolazione, resta fondamentale l’obiettivo del quoziente familiare“.

”Mai nella storia della Repubblica italiana abbiamo ottenuti risultati così importanti nella lotta alla mafia e della criminalità organizzata’, ”dando prova che c’è una grande squadra che si chiama finalmente Stato”. Lo ha sottolineato Silvio Berlusconi nel suo intervento alla Camera. ”Confermiamo il nostro impegno nella lotta alla criminalita’ organizzata e a quella comune”, ha assicurato il Cavaliere

Alle prese con i numeri ballerini della sua maggioranza, Silvio Berlusconi si presenta oggi, giorno dei suoi 74 anni, alla Camera per chiedere la fiducia sui 5 punti programmatici del governo. Stavolta, quindi difficilmente troverà il tempo per spegnere le candeline.

Il Cavaliere ha iniziato la giornata a palazzo Chigi, dove ha presieduto il Cdm che ha autorizzato il ricorso alla fiducia. Dopo il suo discorso in Aula ci saranno gli interventi dei deputati e alle 16.30 la replica del premier. La chiama per la fiducia a partire dalle 19.

Quella che si giocherà questa sera potrebbe essere una vera e propria battaglia all’ultimo voto. Pdl e Lega partono con 295 voti (236 più 59). Ad essi potrebbero aggiungersi i 5 di Noi Sud, i due di Alleanza di centro e Repubblicani (Francesco Pionati e Francesco Nucara), i cinque degli ex Udc usciti ieri dal partito di via due Macelli, i tre Liberaldemocratici (Italo Tanoni, Daniela Melchiorre e Maurizio Grassano), e i due transfughi dell’Api, Massimo Calearo e Bruno Cesario, per un totale di 312 voti. Sull’altro fronte si contano i 206 del Pd, i 24 dell’Idv, i 35 dell’Udc, i 6 di Api, che arrivano a complessivi 271. Ad essi dovrebbero aggiungersi Giuseppe Giulietti e Americo Porfidia, che fanno parte del Misto ma sono stati eletti con l’Idv, portando la somma a 273.

Cosa faranno Fli ed Mpa? I primi contano 34 deputati (il trentacinquesimo iscritto è il presidente della Camera Gianfranco Fini), i secondi sono in cinque. Se votassero con la maggioranza, il centrodestra andrebbe a 351, ottenendo un ampio margine di sicurezza. Non intaccherebbero la maggioranza se invece decidessero per l’astensione, impedendo però al governo di arrivare a 316, mentre schierandosi con l’opposizione la porterebbero a 312, esattamente gli stessi numeri del centrodestra. Con il voto di fiducia, quattro esponenti di Fli sarebbero però ‘costretti’ a votare sì: si tratta del ministro Andrea Ronchi, del viceministro Adolfo Urso e dei sottosegretari Antonio Buonfiglio e Roberto Menia.

Quattro voti che porterebbero la minoranza a 308 e la maggioranza a quota 316, esattamente la quota necessaria per la maggioranza dell’Assemblea. Da verificare la posizione dei tre membri delle minoranze linguistiche (due Svp e il rappresentante della Val d’Aosta) e di altri deputati iscritti alle varie formazioni del Gruppo Misto: Giorgio La Malfa, schierato con i Repubblicani; il liberale Paolo Guzzanti. In totale cinque voti.

Guarda la diretta dal sito della Camera

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