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Censis: Italia ansiosa, un popolo che non si fida più di nessuno

Un’Italia che è sopravvissuta alla crisi, ma che è diventata più ansiosa e preoccupata per il suo futuro. Più individualista e con scarsa fiducia negli altri. E che sviluppando pulsioni antidemocratiche, ora accarezza l’idea dell’uomo solo al comando. È il ritratto del Paese che emerge dal 53° Rapporto Censis sulla società italiana

di Redazione

L’incertezza è lo stato d’animo con cui il 69% degli italiani guarda al futuro, mentre il 17% è pessimista e solo il 14% si dice ottimista. E’ il costo dell’allentamento della rete di protezione dello Stato sociale e della rottura dell’ascensore che blocca in basso chi parte svantaggiato. Il 69% degli italiani è convinto che la mobilità sociale è ferma. Il 63% degli operai è convinto di non riuscire a uscire dalla sua condizione socio-economica attuale. Il 64% degli imprenditori e dei liberi professionisti teme invece la scivolata in basso. A venire meno sono stati anche due «pilastri storici» della sicurezza familiare, rilevano i ricercatori del Censis, il mattone e i Bot.

Dal 2011 la ricchezza immobiliare delle famiglie ha subito una decurtazione del 12,6% in termini reali. E il 61% degli italiani non comprerebbe più i Bot, che hanno ormai rendimenti microscopici. Crollate le certezze, non si vedono alternative valide. Anzi, secondo il 74% nei prossimi anni l’economia continuerà a oscillare tra mini-crescita e stagnazione, e il 26% è sicuro che è in arrivo una nuova recessione.

Un popolo stressato

Il prezzo da pagare a questa battaglia logorante è stato l’accumulo di una fatica di cui tutti portano i segni e che «si manifesta con sintomi evidenti in una sorta di sindrome da stress post-traumatico». Esattamente come dopo una guerra. Nel corso dell’anno il 74% degli italiani si è sentito molto stressato per questioni familiari, per il lavoro o senza un motivo preciso. A dimostrare il cattivo stato di salute psicologica degli italiani c’è, nel triennio 2015-2018, il consumo di ansiolitici e sedativi, che è aumentato del 23% mentre gli utilizzatori sono ormai 4,4 milioni (800.000 di più di tre anni fa.

Il 75% degli italiani non si fida più degli altri, il 49% ha subito nel corso dell’anno una prepotenza in un luogo pubblico (insulti, spintoni), il 44% si sente insicuro nelle vie che frequenta abitualmente, il 26% ha litigato con qualcuno per strada.

Il suicidio della politica e le pulsioni antidemocratiche


Il sentimento di abbandono ha generato anche una radicale sfiducia nella politica. Oggi solo il 19% degli italiani parla frequentemente di politica quando si incontra. Il 76% non ha fiducia nei partiti (la percentuale che sale all’81% tra gli operai e all’89% tra i disoccupati). Il 58% degli operai e il 55% dei disoccupati sono scontenti di come funziona la democrazia in Italia. «Sono i segnali di uno smottamento del consenso, che coinvolge soprattutto la parte bassa della scala sociale – osserva il Censis – E apre la strada a tensioni che si pensavano riposte per sempre nella soffitta della storia, come l’attesa messianica dell’uomo forte che tutto risolve». Il 48% degli italiani oggi dichiara che ci vorrebbe un «uomo forte al potere» che non debba preoccuparsi di Parlamento ed elezioni (e il dato sale al 56% tra le persone con redditi bassi, al 62% tra i soggetti meno istruiti, al 67% tra gli operai)

L’ancora dell’Europa

Gli italiani tuttavia appaiono in maggioranza contrari a fare un passo indietro su tre questioni che peserebbero sulla nostra presenza in Europa: il 61% dice no al ritorno alla lira (è favorevole il 24%), il 62% è convinto che non si debba uscire dall’Unione europea (è favorevole il 25%), il 49% si dice contrario alla riattivazione delle dogane alle frontiere interne della Ue.


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