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Sanità & Ricerca

Diagnosticare la Sla? Basta un prelievo del sangue

La prospettiva rivoluzionaria scoperta da Valentina Bonetto, ricercatrice Telethon

di Redazione

Un semplice prelievo di sangue potrebbe bastare a diagnosticare la sclerosi laterale amiotrofica (Sla), ma anche a definirne gravità e capacità di risposta ai trattamenti sperimentali.

Lo scenario è stato tratteggiato sulle pagine di PloS ONE da Valentina Bonetto, ricercatrice dell’Istituto Telethon Dulbecco che lavora presso l’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano. Il lavoro di Valentina Bonetto è stato sostenuto anche dalla Fondazione Vialli e Mauro per la Ricerca e lo Sport onlus (www.fondazionevialliemauro.com).

«Non esistono attualmente test specifici per diagnosticare in maniera precoce questa grave malattia» spiega Bonetto. «Per la prima volta sono state analizzate e messe a confronto le proteine espresse dalle cellule del sangue di individui sani, malati di Sla e altri pazienti con neuropatie caratterizzate da sintomi simili: abbiamo così identificato delle proteine i cui livelli sono alterati in maniera specifica solo in caso di Sla e, in parte, in correlazione con la progressione della malattia. Non solo: nel modello animale della patologia i livelli di alcune di queste proteine risultano alterati già prima dell’esordio dei sintomi. Questo ci fa pensare che la valutazione di tali “biomarcatori” possa essere sfruttata per diagnosticare precocemente la malattia anche nell’uomo».

Il lavoro è stato possibile grazie alla stretta collaborazione dei neurologi Massimo Corbo, del Centro clinico Nemo di Milano, e di Gabriele Mora, della Fondazione Salvatore Maugeri di Milano.

Cosa cambierebbe

Fino ad oggi i “segnali di avvertimento” per individuare precocemente la malattia e per seguirne il decorso sono stati cercati principalmente nel liquido cerebro-spinale: un’analisi ovviamente altamente invasiva. Da qui l’importanza dello studio dei ricercatori Telethon: come aggiunge Caterina Bendotti, ricercatrice del Mario Negri che ha preso parte allo studio, «il monitoraggio dell’evoluzione della Sla grazie al dosaggio di proteine presenti nel sangue può rappresentare un metodo veloce e oggettivo per valutare l’efficacia di trattamenti sperimentali in ambito clinico».

Lo studio poi ha dimostrato anche che alcune delle proteine presenti nelle cellule del sangue dei pazienti sono riscontrabili anche nel modello animale della malattia: un parallelo importante che può aiutare a studiare i meccanismi che causano la Sla, ancora poco chiari.

Il commento

Per Mario Melazzini, presidente dell’Aisla e direttore scientifico del centro Nemo, «il lavoro condotto da Valentina Bonetto è un altro mattone importante per la costruzione di una risposta efficace contro la Sla.Per quanto si tratti ancora di risultati di laboratorio, sono fiducioso in un prossimo trasferimento alla pratica clinica, in ambito diagnostico e soprattutto prognostico. Alla luce anche dei recenti risultati ottenuti riguardo alle basi genetiche della malattia, mi sento di affermare che i ricercatori italiani stanno contribuendo in maniera concreta e reale a dare una speranza a chi è malato, verso un futuro libero dalla Sla».


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