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Forum del terzo settore: la prima volta del Csi nella stanza dei bottoni

Pur essendo stato tra i soci fondatori, il Centro Sportivo Italiano non aveva mai avuto un rappresentante nel Coordinamento Nazionale. Una lacuna colmata da pochi giorni, e con un obiettivo preciso: rendere lo sport protagonista del cambiamento sociale. Spezzando il monopolio del sociosanitario...

di Gabriella Meroni

Oltre un milione di associati, 13mila organizzazioni e realtà locali che fanno parte della rete e 144 sedi in tutta Italia: sono i numeri, impressionanti, del Centro Sportivo Italiano, un gigante dello sport inclusivo e del volontariato. Possibile che un player tanto significativo del non profit italiano non avesse mai fatto parte, in nessuna forma, dell’organigramma del Forum del terzo settore? «Possibile», risponde Stefano Gobbi, uno dei dirigenti che proprio da pochi giorni è entrato per la prima volta ufficialmente a far parte del Coordinamento nazionale del Forum. «Ma ci siamo, con l’intenzione di dare il nostro pieno contributo».

Il Csi è stato uno dei soci fondatori di questo organismo di rappresentanza. Come mai si era ritagliato solo un ruolo esterno?

Il Centro sportivo italiano ha sempre sostenuto il lavoro del Forum perché ci ha sempre creduto, questo voglio chiarirlo subito. Se non aveva mai fatto parte degli organi assembleari né delle Consulte tematiche, è stato forse perché come organizzazioni sportiva ci siamo sempre ritenuti vicini al Coni, che è un punto di riferimento imprescindibile del nostro mondo e di cui le nostre associazioni e federazioni fanno parte. Detto questo, la nostra casa non può che essere il terzo settore, visto che facciamo promozione educativa e umana.

Cosa è cambiato negli ultimi tempi?

Negli ultimi anni è sicuramente aumentata l’interlocuzione con il Forum, anche grazie all’importante lavoro di formazione e informazione sulla riforma del terzo settore. Un dialogo che ha costruito ponti con altre associazioni e ci ha portato a sentire l’esigenza che lo sport abbia un protagonismo attivo dentro questo coordinamento.

Con che aspettative e progettualità fate il vostro ingresso?

Lavoreremo sicuramente in grande sintonia con la nuova portavoce Claudia Fiaschi, anche perché crediamo molto sulla progettualità congiunta tra cooperazione sociale e sport. Spesso questi due mondi si sono incontrati condividendo azioni territoriali e la promozione di valori comuni. Quante volte è capitato che alle cooperative venisse dato in gestione un impianto sportivo, e che alle associazioni del Csi toccasse “riempirlo”? Sono strade che si incrociano e continueranno a farlo sempre di più.

La maggior parte delle organizzazioni del Forum si occupa del settore sociosanitario. Sarete dei pesci fuor d’acqua?

Al contrario: vogliamo essere protagonisti, insieme agli altri nove enti di promozione sportiva membri del Forum, con cui vogliamo lavorare insieme. Lo sport è tradizionalmente considerato residuale nel terzo settore, eppure se contiamo le persone che riesce a coinvolgere arriviamo vicini ai 5 milioni. E così come lo intendiamo noi, lo sport è un collante sociale e un veicolo educativo esattamente come il volontariato o la cooperazione sociale. È ora di far sentire anche la nostra voce.

Insomma, lo sport non deve più essere la Cenerentola del Forum?

Chi si occupa di sport sociale sa di portare con sé valori importanti e di poter dire la sua anche nel momento in cui si progettano politiche sociali pubbliche. Io non sopporto quando qualcuno parla di noi come quelli “del tempo libero”: lo sport non è solo salutismo o agonismo, ma vera promozione umana che può essere valorizzata a vantaggio di tutti. Grazie al Forum siamo sicuri che riusciremo a giocare un ruolo ancora più importante.


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