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Il doppio senso del 5 per mille

di Redazione

La buona notizia è questa: l’Intergruppo parlamentare per la Sussidiarietà, dopo l’incontro con il Comitato editoriale di Vita dell’8 marzo scorso, ha messo a punto un emendamento al decreto fiscale che stabilizza il 5 per mille, con clausola di salvaguardia. La (parzialmente) cattiva notizia è che l’emendamento ? anzi, i due emendamenti: uno alla Camera e l’altro al Senato ? non sono ancora stati depositati e non lo saranno nelle stesse forme. Come spiegano dall’Intergruppo, infatti, al Senato il testo diventerà un ordine del giorno in commissione Bilancio, e siccome al Senato l’odg ? a differenza della Camera ? è vincolante, impegna il governo a inserire il contenuto dell’emendamento nel testo di legge che andrà in Aula. Alla Camera, invece, la stabilizzazione avrà la forma di un emendamento vero e proprio, anche se non è ancora stato individuato il testo di legge definitivo in cui verrà inserito, data la situazione fluida in questi giorni di discussioni e riscritture.
Comunque, il dado è tratto. Il 5 per mille dovrà diventare parte integrante del sistema fiscale italiano perché, come ha sottolineato Maurizio Lupi (PdL), tra i promotori dell’Intergruppo, «il 5 per mille è l’unico strumento, inserito nella nostra legislatura nazionale, autenticamente sussidiario. Gli “ingredienti” ci sono tutti: pluralità di soggetti, libertà di scelta, responsabilità del cittadino, riconoscimento e valorizzazione della libera iniziativa del singolo gruppo». L’emendamento, presentato per ora al Senato da Cosimo Latronico (anche lui del Popolo delle Libertà), che era tra i parlamentari presenti all’incontro promosso da Vita, si compone di due articoli e fissa un tetto di 450 milioni di euro, comunque superiore a quello delle recenti edizioni del 5 per mille.
Nel caso in cui il limite venisse superato (cosa che peraltro dal 2006 non è mai accaduta) la quota del 5 per mille verrà proporzionalmente ridotta fino alla concorrenza di 450 milioni ovvero, come ha chiarito sempre Lupi, la percentuale verrebbe diminuita dal 5 al 4,9 per mille e così via: «Si tratta, in realtà, di un tetto virtuale», continua il vicepresidente della Camera. «Lo storico di raccolta del 5 per mille si è infatti attestato in questi anni a circa 420 milioni di euro. L’emendamento prevede che il tetto sia fissato in 450, garantendo nei fatti che non si debba mai verificare la necessità di modificare la percentuale e mantenere il 5 per mille di nome e di fatto», ha aggiunto sempre Lupi.
Resta da segnalare infine che se passasse così com’è stato formulato, l’emendamento scriverebbe un 5 per mille riservato solo agli enti del volontariato e della ricerca sanitaria e scientifica, escludendo quindi alcuni dei soggetti ammessi in passato (come i Comuni) e anche i Beni culturali, che dovrebbero entrare invece nell’edizione 2012.


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