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In Basilicata i libri hanno messo le ruote

L’ex maestro elementare Antonio La Cava da 16 anni gira nei paesi lucani con il suo Bibliomotocarro per riavvicinare i bambini al piacere della lettura. Un’idea che potrebbe presto arrivare anche in Africa. Intanto il suo progetto “Fino ai margini”, che prevede laboratori nelle scuole dei comuni lucani con meno di mille abitanti, sarà adottato dall’Anci

di Marina Moioli

Per 42 anni ha insegnato a leggere e scrivere ai bambini delle elementari ma anche ora che ha compiuto 70 anni e che da cinque è andato in pensione Antonio La Cava non rinuncia al suo ruolo di “maestro” . Diventato famoso (nel 2013 è stato protagonista in tv di una puntata di Ballarò) per aver creato 16 anni fa il “Bibliomotocarrohttp://www.ilbibliomotocarro.com”, il servizio di biblioteca viaggiante che distribuisce libri gratis ai bambini, l’anno scorso l’ex maestro ha lanciato anche il progetto “Fino ai margini”. «Si tratta di una serie di laboratori nelle scuole dei comuni lucani al di sotto dei mille abitanti: animazione alla lettura, drammatizzazione di testi narrativi, libri e storie che passano di mano in mano, personaggi letterari che prendono forma in cortometraggi interpretati dai bambini, idee che crescono, esperienze che si scambiano e si confrontano», spiega il maestro La Cava.

Con il suo entusiasmo ora è riuscito a coinvolgere anche il presidente dell’Anci Basilicata ed ex sindaco di Matera Salvatore Adduce, che gli ha promesso di sostenere il progetto per l’anno scolastico in corso. «Sarebbe bello e importante che Matera e la Basilicata mostrassero nella concretezza dei fatti e del lavoro quotidiano cosa significa davvero essere Capitale Europea della Cultura, commenta La Cava. Per realizzare il progetto “Fino ai margini” in 29 paesini della Basilicata ha coinvolto tre collaboratori impegnati nelle attività laboratoriali in qualità di esperti. Come il laboratorio teorico-pratico di cinematografia “Dalla pagina al mondo” (che prevede 8/10 incontri) per la realizzazione di un cortometraggio partendo da un testo letterario, quello intitolato “Entrare con la testa, uscire con gli occhi” (con 5/8 incontri) di animazione alla lettura, illustrazioni e realizzazione di un video oppure "I libri bianchi" da scrivere e disegnare autonomamente da parte dei bambini (8 incontri con cadenza mensile nel corso dell'anno scolastico). «Servirebbe un finanziamento per affrontare le spese generali di organizzazione. Senza contare che in tutti questi anni ho acquistato circa cinquemila volumi e ho percorso a bordo del mio Ape almeno 100mila chilometri».

Ma la soddisfazione più grande per il maestro sarebbe poter esportare la sua idea di biblioteca itinerante, diventata ormai un simbolo lucabo, perfino in Africa: «Pochi giorni fa sono stato contattato dall’organizzazione francese Kulture Sans Frontière che si occupa di aiuto allo sviluppo delle popolazioni rurali africane attraverso la creazione di mediateche nella Repubblica democratica del Congo e prossimamente anche in altri Paesi. C'è questa ipotesi di andare a fare una breve esperienza sul posto e insegnare a qualche operatore sociale locale come funziona l’iniziativa del mio Bibliomotocarro».

L'idea è nata nel 1999 con una finalità dichiarata: richiamare l’attenzione sulla crescente disaffezione nei confronti del libro da parte delle nuove generazioni, sempre più affascinate dai nuovi mezzi di comunicazione di massa. «Volevo lanciare un grido di allarme e portare i libri dove c'era più bisogno perché non si deve negare a nessun bambino il conforto e il piacere della lettura. La finalità superiore è di far "innamorare" i bambini, di "appassionarli" al libro. E ci si innamora solo attraverso la conoscenza. Oggi più di ieri c'è bisogno di rifugiarsi in un libro, che deve diventare un vero "amico". Io quando sono triste mi butto su un libro e ne esco alleggerito. E mi preme soprattutto lanciare il messaggio che il libro non è antico, ma postmoderno. Perché se i nuovi mezzi di comunicazione sono utili e a volte indispensabili, il libro per tutti noi è "insostituibile"», afferma ancora Antonio La Cava.

La sua grande passione lo porta a percorrere ogni fine settimana anche 350 chilometri a bordo di un motocarro Ape adattato a casetta per portare libri e cultura ai bambini dei più sperduti paesini della Basilicata e della Puglia. «A volte mi capita di mangiare mentre guido e quando arrivo ho le gambe anchilosate. Faccio tutto questo con grande gioia ed entusiasmo, ma anche con tantissima sofferenza», confessa. A chi gli chiede perché lo fa risponde sempre così: «Perché mi piace». E poi racconta l'origine della sua bellissima storia: «Sono figlio di contadini e da piccolo abitavo in un “sottano” a Ferrandina. Quando, soprattutto nelle serate d’inverno mia madre spegneva l’unica lampadina di casa io per leggere, accendevo una candela; la luce era fioca, il calore era tenue, ma quella candela è rimasta accesa negli anni. Il primo libro che ho letto, nel 1958 veniva da sorta di bibliobus attrezzato su un camion che svolgeva una straordinaria funzione di biblioteca ambulante per conto dell’allora Provveditorato agli Studi di Matera. Era un esempio concreto di cultura popolare in tempi in cui forte era l’azione di lotta all’analfabetismo». In tempi di analfabetismo di ritorno, l'esempio del maestro di Ferrandina appare più che mai attuale.

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