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Attivismo civico & Terzo settore

Inizia l’era Biggeri: «Noi siamo gli anticorpi alla crisi»

Parla il successore di Fabio Salviato

di Redazione

«La finanza è un bene comune. E alcune delle nostre intuizioni possono servire per una riforma dell’intero settore.
Abbiamo davanti grandi prospettive: il terzo settore tiene meglio rispetto all’economia tradizionale»
Rinnovamento nella tradizione, per proseguire a contaminare eticamente il sistema mostrando che un altro modo di intendere l’economia è possibile, anzi necessario dopo la crisi: è il messaggio uscito dall’assemblea dei soci di Banca Popolare Etica svoltasi il 22 maggio a Padova. Che, rispettando le previsioni, hanno nominato nuovo presidente Ugo Biggeri, 44 anni, toscano, già presidente di Fondazione culturale responsabilità etica, esperto di lungo corso di “altra economia” (era ad esempio fra i promotori della Rete di Lilliput). Per Biggeri c’è stato quasi un plebiscito (4.966 preferenze su 5.167 votanti), a Sabina Siniscalchi sono andati 4.147 voti e ad Anna Fasano 3.629, seguite dagli altri dieci consiglieri del nuovo cda.
Raccolto il testimone da Fabio Salviato, che dopo più di un decennio ha salutato i quasi mille soci in platea con commozione, ricambiata («Abbiamo vinto la sfida e dimostrato che la finanza può essere etica. Continuate così», ha detto Salviato), Biggeri è consapevole della grande attesa che c’è per lo sviluppo della banca. Una realtà in salute, che conta oltre 33.500 soci, ha chiuso il 2009 in utile con un +11% nella raccolta, +26% nei finanziamenti erogati, quasi +50% nelle sottoscrizioni dei fondi etici di Etica sgr, un capitale sociale cresciuto di 3,5 milioni e due nuove filiali, ad Ancona e Perugia, che nel 2010 si aggiungeranno alle 13 già attive.
«All’assemblea si è respirata una bella aria», dice Biggeri, «di voglia di cambiamento ma senza buttare via il passato. La scelta di Banca Etica di credere nella partecipazione dei soci ha pagato: se i soci capiscono che si crede in loro, partecipano in modo attivo». Su cosa si spenderà fin da subito la nuova Banca Etica? «Ho appena incontrato i dipendenti», risponde Biggeri, «e ho detto che le aspettative sono enormi, soprattutto di una governance più condivisa».
La nuova era di Banca Etica, però, inizia in un momento durissimo, coi governi di mezza Europa che si apprestano a varare drastici tagli di spesa. Tuttavia «Banca Etica si pone in maniera completamente diversa nei confronti della crisi rispetto ad altri istituti di credito», spiega Biggeri. «Intanto abbiamo davanti grandi opportunità: non abbiamo un problema di mercato, soprattutto perché a oggi non ci sono altre realtà che lo interpretano come noi. Indubbiamente la crisi rende più difficile cogliere queste opportunità, anche per via della nostra bassa patrimonializzazione, un aspetto su cui dobbiamo lavorare, che non ci consente gli investimenti che vorremmo. Le realtà del terzo settore, poi, anche se denotano segni di sofferenza, a volte di affanno, confermano di avere una tenuta maggiore rispetto all’economia tradizionale».
La nuova Banca Etica, inoltre, non rinuncerà a dare il suo contributo per riscrivere le regole di un sistema finanziario che ha visto il fallimento rovinoso dell’ideologia che insisteva sulle capacità di autoregolamentazione del libero mercato. «È anche questa una cosa su cui dobbiamo lavorare. Perché, anche se può sembrare una provocazione», conclude Biggeri, «ma non lo è, la finanza è un bene comune. Basta guardare agli obiettivi del Millennio e ai soldi per realizzarli che non si sono trovati, mentre si sono trovate cifre di gran lunga maggiori per salvare la finanza. Credo che alcune intuizioni della finanza etica andrebbero molto bene anche per una riforma della finanza tradizionale».


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