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Intervista a Serge Latouche. Al movimento manca un’idea

"Il Forum sociale europeo è un’accozzaglia di incontri senza filo conduttore. Si è persa un’occasione per parlare della nonviolenza".

di Riccardo Bagnato

Si definisce economista eterodosso. “Per quanto conosco l?Italia”, ci dice a proposito delle recenti polemiche su Br e movimento no global, “capisco vi possa essere un tale dibattito in Italia, non in Francia. Noi non abbiamo avuto una tradizione brigatista? a dire il vero, non abbiamo avuto nemmeno una tradizione di gruppi nonviolenti. La nonviolenza non è un tema di cui si parla spesso”. Latouche, professore emerito dell?università Jean Monnet di Paris XI, preferisce parlare di quello che succederà a St. Denis, dal 12 al 15 novembre, in occasione del secondo Forum sociale europeo, e di ciò su cui ha riflettuto nel suo ultimo impegno editoriale Giustizia senza limiti (Bollati Boringhieri, 2003). Vita: Che cosa farà Latouche al Forum sociale europeo? Serge Latouche: Sono presidente di una piccola associazione, La ligne d?horizon, che fa parte di una rete, Le réseau pour l?Après-Développement? (Site du réseau pour l’après-développement), e con questa associazione avevamo chiesto di partecipare a due assemblee plenarie, due workshop e due seminari; quello che siamo riusciti a ottenere è un seminario cui partecipiamo insieme ad Attac. A dire il vero siamo un po? delusi. Abbiamo riflettuto se partecipare o no. Ma la sensazione è generale, si sentono tutti frustrati. Noi abbiamo un tema, cui teniamo e intorno al quale intendiamo aprire un dibattito, e cioè la ?decrescita sostenibile? (Institut d’études économiques et sociales pour la décroissance soutenable). Volevamo porre l?attenzione sul fatto che la crescita attuale non è più sostenibile, che nemmeno il cosiddetto sviluppo sostenibile è più sostenibile? e quindi mettere in dubbio la società della crescita, della performance, del successo, del consumo. Cambiare vita, per vivere meglio. Vita: In concreto cosa vuol dire costruire ?la società della decrescita?? Latouche: Bisognerebbe, per esempio, iniziare a far pagare i trasporti pubblici per il loro costo reale. Non solo il costo del trasporto, ma anche dei danni climatici che tale trasporto produce. E smetterla di far pagare alle generazioni future i costi del nostro tenore di vita. Facendo in questo modo, infatti, i costi sarebbero probabilmente 20 o 30 volte più cari, ma avremmo la spinta per rivedere e rilocalizzare l?economia. Vita: Una prospettiva non eccitante, anzi, un po? deprimente, abituati altrimenti? Latouche: Certo, me ne rendo conto? ma non abbiamo scelta. O intraprendiamo questa strada o siamo costretti ad affrontare tali scelte con le guerre. Oggi combattiamo per il petrolio, domani per l?acqua e via di questo passo. Vita: Insisto: un aut aut difficile da accettare. Latouche: Le argomentazioni a favore della società della decrescita non convinceranno molti. Quello che convincerà, e che ha già convinto parecchi, sono le catastrofi cui siamo destinati, o che stiamo vivendo. Per essere contro gli ogm abbiamo avuto bisogno di mucca pazza, per renderci conto del pericolo climatico abbiamo avuto bisogno dell?ondata di caldo di quest?anno. Ciò che mi rende paradossalmente ottimista, però, è la dimensione delle catastrofi che ci aspettano, per cui anche coloro che fino adesso ne hanno tratto benefici, in futuro potrebbero rimetterci. È compito dell?intellettuale, oggi, contribuire a spostare l?opinione pubblica su posizioni più critiche nei confronti del nostro tenore di vita. È un po? quello che preconizza in Italia la Rete di Lilliput con l??impronta ecologica?. In Francia lo faremo in quell?unico seminario con Attac. Vita: Quale ruolo ha avuto Attac Francia nella costruzione del Forum? Qualcuno li critica già per avere avuto un ruolo da padroni? Latouche: Non ho motivo di dubitare della buona fede di Attac. Certo, ci sono state associazioni e persone che hanno tentato di monopolizzare il Forum, ma non certo Attac. Vita: Ma il non profit francese sarà presente al Forum? Latouche: Parzialmente. Ci saranno alcune ong. Al seminario parlerà un rappresentante di Artisans du monde (Artisans du Monde) un?organizzazione che si occupa di commercio equo e solidale e che è molto criticata in Francia. Vita: Come mai è criticata? Latouche: C?è un dibattito in Francia sul commercio equo e solidale. Alcuni pensano che non sia del tutto equo e poco solidale. Molti criticano la distribuzione dei prodotti equi e solidali nei supermercati. Vita: In Italia Vita, il Forum del Terzo settore e il Summit della Solidarietà hanno promosso un disegno di legge per la deducibilità delle donazioni a favore del non profit. Lei è conosciuto per esser uno studioso del dono. Cosa pensa di questa proposta? Latouche: Credo che non si possa criticare l?economia dominante senza opporre qualcosa con cui sostituirla. Credo per esempio che lo spirito del dono sia uno dei valori con cui si può e si deve offrire un?alternativa economica. Il problema infatti è: come rendere l?economia più giusta? Vita: Sarà questo lo scopo del Forum? Latouche: In realtà se posso fare una critica a questo Forum è che ci sono troppi incontri senza un filo conduttore. Un filo conduttore poteva ben essere il dono, la gratuità, o anche la nonviolenza. Dibattiamo da anni su cose su cui siamo d?accordo. Dovremmo piuttosto dibattere su ciò su cui non siamo d?accordo. Se no, a che serve incontrarsi per discutere?


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