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Un grande piano di cooperazione con l’Africa? Si può fare

Le prime reazioni all'appello lanciato da Johnny Dotti su Vita.it per una «sfida di concretezza all'Europa». Parlano Suor Marta, provinciale dell'istituto missionario NSA, Corrado Passera e Mario Molteni direttore di Altis

di Redazione

Ieri Johnny Dotti aveva lanciato un appello alla società civile, alle organizzazioni sindacali, alle fondazioni e alle chiese. Un invito alla mobilitazione «per un grande piano di rinnovata cooperazione con l’Africa che duri almeno 5 anni».

«Solo in questa prospettiva si può ragionare di regolamentazione dei flussi migratori e della questione dei richiedenti asilo» sottolineava Dotti.

L'appello non è passato inosservato e le prime reazioni hanno cominciato ad arrivare.

Antonio Porcellato, volontario SMA
«Idee generose. Il punto critico non è tanto il trovare le risorse qui in Italia e Europa (il che già non è facile) , ma trovare come spenderle bene (chi, come e dove) in Africa.  Mi colpisce che a proporre “un piano globale” per l’Africa non siano gli Istituti Missionari specializzati per questo continente (cioè noi), ma un laico ampiamente impegnato nel Sociale (ammiro molto Vita). Noi, tuttavia stiamo facendo una parte importantissima: far scoprire e sperimentare a giovani uomini e donne africani la vocazione missionaria apostolica. È un fattore importantissimo di sviluppo e d’ispirazione per tutto il continente. Potessimo farlo bene! Non tanto insegnando, ma scoprendo insieme le nuove sfide di questo carisma missionario per oggi. Comunque quella di Dotti è una pista interessante. Perché non provare? Ci vogliono però fin da subito dentro gli Africani e le Africane».

Mario Molteni, direttore di Altis
«Ho letto e apprezzato l'articolo di Johnny Dotti “Sfidiamo l’Europa con un grande piano di cooperazione con l’Africa”. Sono stato molto contento di ritrovare nelle sue parole (“Scommettiamo che parte del nostro destino sarà strettamente legato al destino del sud del mondo”) una profonda sintonia col nostro tentativo. Da qualche anno, infatti, come forse saprete, in ALTIS, Graduate School della Cattolica, abbiamo lanciato in Africa un Master per nuovi Imprenditori, attenti alla dimensione sociale. Sempre operiamo presso e con una Università locale. Il programma ad ottobre sarà contemporaneamente attivo in 5 paesi: Kenya, Ghana, Sierra Leone, Costa d’Avorio e Uganda. La speranza è quella di arrivare ad almeno 10 Paesi africani, contribuendo a creare una grande “E4impact African Alliance”, che sia strumento di sviluppo e di pace. Sarebbe un’esperienza unica a livello internazionale, avendo il nostro Paese come punto di riferimento nel suo ruolo “naturale” di ponte attraverso il Mediterraneo e verso il nostro grande e sconosciuto vicino, l’Africa. Il bello del progetto è che le Università locali diventano economicamente autosufficienti dopo due anni».

Corrado Passera
«Condivido lo spirito e l'urgenza. Come pure condivido la necessità di intervenire con cifre rilevanti. Credo però che per facilitare l'avvio di una operazione del genere sia necessario individuare, almeno di massima, la destinazione di questi fondi e le modalità di utilizzo. Nessun CDA, ma credo nemmeno singoli individui, deciderà  mai di destinare una somma – piccola o grande – «all'Africa» in generale. Tu come hai in mente di far gestire tutti questi fondi?»

 

 

 


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