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Politica & Istituzioni

Riparte l’iter della delega povertà: l’obiettivo è rafforzare i servizi

Il M5S respinge la proposta di abbinamento fra la delega povertà del governo e il loro ddl sul reddito di cittadinanza: «argomenti diversi», sostengono. Annamaria Parente, relatrice di tutti i provvedimenti in esame: «Voglio essere ottimista, è la prima misura nazionale, il Governo ha annunciato altri 500 milioni per il 2017. Ci sarà bisogno di una grande capacità attuativa, un problema da affrontare sarà come rafforzare il soggetto che si prende la responsabilità di coordinare tutti questi interventi»

di Sara De Carli

Sono ripartiti i lavori per creare anche in Italia una misura strutturale, organica e nazionale contro la povertà. La legge delega collegata alla legge di stabilità 2016, già discussa e approvata prima dell’estate dalla Camera dei deputati (ddl 2494 “Contrasto alla povertà e riordino delle prestazioni sociali”) è stata incardinata alla Commissione XI, a fare da relatore la senatrice Anna Maria Parente (Pd). All’ordine del giorno della Commissione questa mattina c’erano ben sette testi sulla materia “povertà”: al testo governativo si affiancano infatti il ddl 2437 presentato a giugno dal senatore Stefano Lepri (Pd) e il ddl 2241 a firma di Enrico Buemi (gruppo per le Autonomie), mentre la stessa Commissione XI stava già lavorando da tempo sulle proposte di istituzione di un reddito di cittadinanza o di un reddito minimo (la proposta del M5S con il ddl 1148, prima firmataria Nunzia Catalfo, quella di Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà con il ddl 1670, prima firmataria Loredana De Petris, quella di Maria Cecilia Guerra con ddl 1919, più il ddl 1697, ancora di Catalfo sul salario minimo). Di tutti questi provvedimenti la relatrice è la senatrice Annamaria Parente.

La mattinata è stata accesissima: il Movimento 5 Stelle ha infatti respinto con forza la proposta della Presidenza della Commissione XI di abbinare i ddl già in esame con il ddl di delega del governo e i due nuovi presentati (Lepri e Buemi). «L’obiettivo della maggioranza è chiaro: annacquare il nostro disegno di legge, affossandolo di fatto. Vorrebbero abbinarlo al cosiddetto “ddl povertà” presentato dal Governo, una legge truffa, che nulla ha a che vedere con un sostegno al reddito», ha affermato la senatrice Nunzia Catalfo, che in Commissione ha parlato di «diversità» non di approccio ma di «argomento» fra il ddl povertà del governo e il ddl sul reddito di cittadinanza del M5S.

Senatrice Parente, come è andato l’Ufficio di Presidenza?
La presidenza ha stabilito che saranno abbinati i ddl del governo, quello del senatore Lepri e quello del senatore Buemi, mentre, per la contrarietà del M5S, non ci sarà l’abbinamento con le proposte che stavamo già discutendo. Quelle proposte continueranno il loro iter, separato dall’iter della delega povertà.

C’è la necessità di fare presto e bene: che obiettivo temporale si dà?
Ci incroceremo con la discussione della legge di stabilità, sarà la Presidenza a stabilire il calendario. Ricordo tra l’altro che il Governo ha annunciato che ci saranno 500 milioni in più nel 2017 per la lotta alla povertà, le risorse salirebbero quindi a 1,5 miliardi.

Sappiamo però che non sono sufficienti per arrivare a coprire tutte le persone in condizione di povertà assoluta: non pensa che se non si decide oggi un impegno progressivo di risorse per arrivare a questo obiettivo, non lo si farà più e si rimarrà con una misura che coprirà un pezzetto soltanto del bisogno?
La progressione delle risorse è già prevista nella delega, che dice che possono essere aggiunti al piano contro la povertà risorse derivanti anche da altri provvedimenti legislativi nonché dal riordino delle prestazioni. Voglio essere ottimista, è la prima volta che si traccia un piano contro la povertà, che si istituisce una misura nazionale di contrasto alla povertà, che si dice che non si può andare sotto la soglia di una vita dignitosa.

Rispetto al testo approvato dalla Camera e alla riflessione maturata fino ad oggi, ha individuato dei punti su cui le sembra ci sia ancora da lavorare?
Entrando nel merito, la prima osservazione da fare è che la misura nazionale avrà un corrispettivo economico a cui però si aggiungono i servizi. Il senso è tenere insieme la parte monetaria e la necessità di prossimità dei servizi. Ci sono tante misure in Italia di sostegno reddito, la novità è legata alla prossimità dei servizi, necessaria perché non possiamo più parlare di “una” povertà, ma di povertà al plurale. Per affrontare la condizione attuale c’è bisogno di tanta prossimità, perché essere madri sole a Torino è diverso da vivere la medesima condizione a Napoli. E poi è una misura strettamente legata all’inclusione, questa è la differenza specifica, è lotta alla povertà e insieme inclusione. Questo puntare sui servizi di prossimità apre una prospettiva ottimista, perché nel nostro Paese prima d'ora non è mai stato innestato un percorso virtuoso di valenza nazionale: con questi maccanismi virtuosi, ci saranno i poveri che usciranno dalla povertà, questo è l’obiettivo!

È evidente però che senza un rafforzamento dei servizi di welfare locale, il famoso progetto personalizzato di attivazione resterebbe solo sulla carta. Tra gli operatori c’è la preoccupazione di non avere gli strumenti necessari per attuare questo approccio attivo…
Questo è uno dei pezzi da rafforzare rispetto al testo approvato dalla Camera. C’è bisogno ovviamente di una grande capacità attuativa, cosa che richiede una importante collaborazione politico-istituzionale tra i livelli, Stato, Regioni ed enti locali. Un problema da affrontare sarà come rafforzare il soggetto che si prende la responsabilità di coordinare tutti questi interventi, ad esempio come creare coordinamento tra i servizi sociali e i centri per l’impiego? Occorre dare indicazioni precise, sappiamo che a Costituzione vigente il legislatore nazionale ha limiti in materia, ma questo è uno dei pezzi da rafforzare.

Foto J. Guerrero, Getty Images


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