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Economia & Impresa sociale 

Impact investing , la grande sfida per l’impresa sociale

La sottoscrizione del memorandum d’intesa tra Fondazione Social Venture Giordano dell’Amore e Cooperfidi Italia è un’opportunità importante per il Gruppo Cooperativo, è infatti l’architrave di un ecosistema di risorse sempre più denso e popolato rispetto al quale si misurerà la nuova stagione di sviluppo dell’impresa sociale

di Anna Voltolini * e Flaviano Zandonai

La sottoscrizione del memorandum d’intesa tra Fondazione Social Venture Giordano dell’Amore e Cooperfidi Italia è un’opportunità importante per il Gruppo Cooperativo Cgm. In primo luogo perché i soggetti firmatari rappresentano, in quanto tali, diverse modalità di supporto all’impresa sociale che evolvono per adeguarsi al nuovo scenario.

Da una parte la filantropia istituzionale che dà vita a un veicolo di impact investing e dall’altra il fondo di garanzia cooperativo che guarda al sempre più vasto e variegato campo dell’impresa sociale e del terzo settore. In secondo luogo è rilevante notare la sinergia tra i sottoscrittori con Cooperfidi Italia a svolgere il ruolo di mitigatore del rischio rispetto a un approccio più marcatamente “venture” della Fondazione Giordano dell’Amore finalizzato a scalare investimenti orientati a obiettivi di trasformazione sociale e non solo di gestione dell’esistente.

All’interno di questo quadro Cgm intende operare attraverso due modalità principali. La prima, più diretta, riguarda il ruolo di Cgm Finance come orchestratore di operazioni finanziarie coerenti con le risorse che il memorandum consente di mobilitare. In secondo luogo il Gruppo intende attivare e rafforzare processi di innovazione aperta capaci di far scaturire dai contesti in cui operano le proprie imprese una domanda di risorse finanziarie con reali intenti di impatto sociale. Non è un caso che quasi in contemporanea con la firma del memorandum si è tenuta a Torino la prima tappa di un percorso che ha l’obiettivo di riconoscere e connette i luoghi dell’innovazione aperta nei quali coalizioni solide tra imprese sociali, consorzi e altri attori pubblici e privati individuano sfide sociali intorno alle quali realizzare investimenti comuni.

Un contesto già ricco di innovazioni mature che richiedono risorse per crescere non solo in termini di replicabilità, ma per arrivare al cuore delle catene di produzione del valore con l’intento di modificarne l’architettura in senso inclusivo e coesivo. Dal confronto torinese è emersa infatti la necessità di operare con maggiore efficacia in una fase storica in cui le value chain globali tendono ad accorciarsi per “mettere a valore” le peculiarità economiche sociali e culturali dei territori. Una fase nuova della globalizzazione – rappresentata, ad esempio, dall’enfasi sulla dimensione esperienziale del turismo da parte delle piattaforme digitali mainstream – che pur a fronte di rischi rispetto a possibili nuove forme di estrazione del valore da parte dei soggetti economici dominanti, ha comunque il merito di giocare la partita in un campo – quello della dimensione locale e comunitaria – dove l‘impresa sociale è nata e ha accumulato nel tempo il suo know how distintivo.

La rilevanza della sfida sia in termini di capacità di risposta a una domanda sempre più vasta e articolata, sia di capacità di interlocuzione con sistemi organizzativi e sociotecnologici complessi, richiede un approccio in grado di ampliare la taglia degli investimenti dell’impresa sociale e di moltiplicarne i campi di applicazione attingendo non solo alle risorse interne. In sintesi il memorandum è ben più di un accordo: è l’architrave di un ecosistema di risorse sempre più denso e popolato rispetto al quale si misurerà la nuova stagione di sviluppo dell’impresa sociale.


*Anna Voltolini, direttore CGM – **Flaviano Zandonai, Ricerca & Sviluppo di Open Innovation CGM


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