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Settembre, la scuola riparte con i Patti educativi di comunità

Prima bozza per la ripartenza: per mq, DPI e distanze il Ministero rimanda al documento del Comitato Tecnico Scientifico. Entro la seconda decade di luglio ogni territorio dovrà fare una Conferenza dei Servizi, per mappare bisogni specifici. E poi dei Patti educativi di comunità. Si torna tutti in presenza, con un mix con la didattica digitale integrata prevista solo dalle superiori. E in caso di nuovo lockdown sarà garantita la frequenza agli alunni con disabilità

di Sara De Carli

Quasi un mese di attesa, per tornare sostanzialmente al 28 maggio. È un po’ questa l’impressione che si ha leggendo la bozza (è ancora una bozza, per carità) del “Piano Scuola” che il Ministero dell’Istruzione porterà in Conferenza Unificata il 25 giugno. Dove non si leggono indicazioni di sorta, se non un ripetuto rimando al documento tecnico elaborato dal Comitato Tecnico Scientifico, approvato appunto il 28 maggio. Intanto un punto fermo: «a settembre le attività scolastiche riprenderanno su tutto il territorio nazionale in presenza», e dovrà essere «effettuata in un complesso equilibrio tra sicurezza, in termini di contenimento del rischio di contagio, benessere socio-emotivo di studenti e lavoratori della scuola, qualità dei contesti e dei processi di apprendimento e rispetto dei diritti costituzionali alla salute e all’istruzione». Punto fermo numero due, sarà «centrale» il ruolo «delle singole scuole, accompagnate dall’Amministrazione centrale e periferica e dagli enti locali nel tradurre le indicazioni nello specifico contesto di azione, al fine di definire soluzioni concrete e realizzabili». Come ha sintetizzato il Corriere della Sera, anticipando per primo la bozza, «tutti in classe ma decideranno i presidi come».

Ogni regione attiverà dei Tavoli regionali per l’avvio dell’anno scolastico, insediati presso gli Uffici Scolastici Regionali, cui sono chiamati anche rappresentanti delle associazioni di genitori, di studenti, delle persone con disabilità, delle scuole paritarie e degli enti di Terzo settore. A livello locale ci sarà una Conferenza dei Servizi, convocata dall’ente locale e da realizzarsi entro la seconda decade di luglio, per rilevare i bisogni concreti – cominciando dalla necessità di spazi – e le richieste formative. «Sulla base degli spazi a disposizione e delle esigenze delle famiglie e del territorio», si potrà «ad esempio»

  • riconfigurare il gruppo classe in più gruppi di apprendimento
  • lavorare con gruppi di alunni provenienti da diverse classi o diversi anni di corso
  • prevedere la frequenza su turni differenziati
  • estendere il tempo scuola al sabato
  • aggregare discipline in aree e ambiti disciplinari
  • nella secondaria di secondo grado, prevedere un mix di didattica in presenza e di didattica digitale integrata, opportunamente pianificata.

Scuole, enti locali, enti di terzo settore, istituzioni pubbliche e private sottoscriveranno dei “Patti educativi di comunità” che hanno due scopi (molto deludenti a dire il vero): individuare la messa a disposizione di spazi aggiuntivi ove svolgere attività didattica e permettere la presenza a scuola o negli altri spazi di personale educativo da coinvolgere non solo nelle attività integrative ma anche nella sorveglianza degli alunni. Suggerito l’aggiornamento del Patto Educativo di Corresponsabilità con le famiglie. Ci sarà da fare un raccordo con le aziende del trasporto pubblico locale, con la CRI per la formazione del personale scolastico in materia di sicurezza sanitaria, con le aziende sanitarie locali con la previsione di uno specifico referente medico per le attività scolastiche.

Il lavoro della task force Bianchi, di impronta più pedagogica rispetto agli esperti del CTS, si vede nella parte dedicata alla scuola dell’infanzia, dove si parla di visiere e non mascherine per le insegnanti, di una riorganizzazione degli spazi per accogliere piccoli gruppi stabili di bambini.

Continuerà la collaborazione con la RAI per garantire contenuti didattici specifici, per fascia d’età. L’Amministrazione centrale proseguirà anche nella stipula di protocolli con gli psicologi per gestire gli effetti del lockdown su alunni, personale della scuola e famiglie e in convenzioni con gli operatori telefonici per assicurare tariffe agevolate a alunni e personale della scuola. Il Ministero ha avviato la progettazione di una piattaforma per l’erogazione di contenuti didattici a distanza. Gli enti locali dovranno pianificare o completare l’infrastruttura per garantire che tutta Italia sia coperta dalla banda larga. In caso di un nuovo lockdown, sarà garantita la frequenza scolastica in presenza per alunni con disabilità, figli di personale sanitario e di altre categorie di lavoratori essenziali. Per gli alunni con disabilità grave, si fa riferimento all’articolo 48 del Cura Italia, che prevede l’invio a domicilio di figure di supporto messe a disposizione dagli enti locali. Per tutti gli altri, scatterà la didattica digitale integrata, con apposite Linee guida.


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