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Kabul: isolamento per stranieri arrestati

I diplomatici si sono dovuti arrendere ai Talebani, senza aver potuto vedere gli operatori umanitari arrestati.Tra le accuse per cui rischiano la morte il ritrovamento di Bibbie in sede...

di Paolo Manzo

Dopo una settimana di estenuanti trattative con i Talebani, hanno lasciato l’Afghanistan i tre diplomatici occidentali che si erano recati a Kabul per incontrare personalmente gli otto operatori umanitari, in carcere dal 5 agosto con l’accusa di proselitismo cristiano nei confronti di credenti musulmani. Infruttuoso pure il monito agli integralisti da parte delle Nazioni Unite, secondo cui il diniego di assistenza consolare e legale a cittadini di altri Paesi è una grave violazione delle norme internazionali consuetudinarie. I tre diplomatici non hanno potuto neppure vederli i detenuti e, con la scadenza oggi dei visti concessi dal regime dei Talebani, hanno dovuto obbligatoriamente dovuta abbandonare l’Afghanistan. É stato anzi ribadito loro che gli otto operatori umanitari prigionieri resteranno in isolamento fino alla conclusione delle indagini. In Afghanistan non esiste alcuna rappresentanza ufficiale straniera dato che nessun Paese al mondo, tranne il Pakistan, riconosce come legittimo il governo dei Talebani. Gli otto appartengono all’organizzazione non governativa “Shelter Now International”, di ispirazione cristiana, da tempo attiva in Afghanistan. In cella sono finiti anche sedici afghani, che hanno negato di essersi convertiti al cristianesimo anche perché, se risultasse l’opposto, rischiano la morte. La pena capitale in casi del genere è comminata dai Talebani anche a carico di stranieri, per i quali appare però più probabile una condanna a cinque anni di prigione, se non addirittura la sola espulsione. Negli uffici di “Shelter Now Afghanistan” i “detective” locali avrebbero rinvenuto nastri, a loro detta a carattere propagandistico e, addirittura, alcune copie della Sacra Bibbia…


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