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Natalità e famiglia: «la priorità è la revisione dell’Isee»

Assegno unico sì, no, forse. Mentre si continua a discutere su cosa portare in legge di bilancio per dare alle famiglie il sostegno di cui hanno urgenza, si moltiplicano le proposte. Per la senatrice Tiziana Drago (M5S) il bandolo della matassa è la revisione dello strumento principe attraverso cui oggi in Italia si definisce la platea delle famiglie a cui riconoscere prestazioni e servizi agevolati

di Sara De Carli

C’è convergenza sull’assegno unico, sparisce l’assegno unico, torna l’assegno unico però si farà nel 2020 o forse nel 2021. Ogni giorno, sulla famiglia, c’è un rumors nuovo. Il governo ha più volte ribadito la volontà di dare un segnale forte sulla famiglia e sulla natalità, ma il “come” resta ancora incerto. Il Corriere della Sera dice che Di Maio preferirebbe inserire l’assegno unico già in questa manovra, come pure una parte del Pd: «Sulla famiglia siamo passati da "vorrei, ma non posso" a "potrei, ma non voglio"», ha detto a Repubblica il senatore Tommaso Nannicini. Prende corpo l’ipotesi che con la legge di bilancio nasca un fondo per la famiglia, in cui confluirebbero tutte le risorse destinate a vario titolo alle famiglie, che con una dote aggiuntiva di circa 500 milioni, arriverebbe a circa 2 miliardi di euro. L’azzeramento delle rette sugli asili nido dovrebbe arrivare subito. Una legge delega procederebbe poi al riordino delle misure e a introdurre l’assegno unico, che potrebbe arrivare a metà 2020 o nel 2021.

Per domani, intanto, Tiziana Drago (M5S) ha organizzato in Senato un seminario dal titolo “Incremento demografico e sviluppo economico. Analisi, progettualità e welfare familiare”, cui interverranno la ministra Elena Bonetti, Pasquale Tridico (presidente dell’Inps), il prof Alessandro Rosina. Drago – classe 1970, madre di quattro figli, insegnante di lettere e insegnante del Metodo di Regolazione Naturale della Fertilità Sintotermico Ca.Men – è stata in passato impegnata sul fronte dell’associazionismo familiare sul suo territorio come coordinatore provinciale per l'Associazione Nazionale Famiglie Numerose e come presidente del Forum delle associazioni familiari di Catania e provincia. Si è avvicinata ai 5 Stelle perché apprezzava «il fatto che fossero giovani e le modalità di intervento dal basso, io ho fatto una tesi su pensiero politiche e téchnê retorica nella sofistica; inoltre i principi etici che porta avanti spesso sono quelli evangelici». È membro della Commissione Finanze del Senato. A giugno ha presentato come prima firmataria, insieme alla senatrice – oggi ministra – Nunzia Catalfo, un disegno di legge per revisione dei parametri ISEE in ottica family friendly.


Senatrice, sappiamo che la situazione è fluida, ma quali sono le ultime novità rispetto all’inserimento in legge di bilancio di misure a sostegno della natalità e della famiglia?
Si sta cercando di vedere come ottimizzare e distribuire le risorse. L’assegno unico che lei ha citato è una proposte lodevole, presente peraltro in altri Paesi, ma bisogna vedere se questo momento storico ed economico è quello adatto.

Una questione di risorse?
Non solo. Mi chiedo se riusciremmo a coprire la richiesta di tutte le tipologie di famiglie presenti in Italia o se saremo costretti a fare delle scelte di priorità. L’idea dell’assegno unico è positiva, non posso che dare questo giudizio in base anche alla mia storia e alla mia formazione, ma io personalmente ho un’altra visione di priorità, anche alla luce anni dell’esperienza degli anni passati.

Quale?
La prima cosa è riformare l’Isee. Occorre trovare lo strumento adatto per valutare la reale ricchezza di una famiglia. Se ci pensa, tra le iniziative di cui si parla c’è quella di ridurre le rette degli asili nido, che sono oggi calcolate in base all’ISEE. È un cane che si morde la coda. Mettere mano all’ISEE significa andare al bandolo della matassa e questo inciderebbe su tanti servizi. Ma ripeto, questa è una mia visione personale. La cosa veramente importante è che si intervenga urgentemente per dare fiducia a chi mette su famiglia, poi il cosa fare prima e il cosa fare dopo possiamo valutarlo.

Intervenire urgentemente significa in legge di bilancio?
Certo. Un segnale va dato.

Lei ha presentato a giugno questo disegno di legge sulla revisione dell’indicatore ISEE insieme alla – oggi – ministra Catalfo.
Ho lavorato a questa proposta e lei l’ha sposata alla perfezione.

Uno dei punti più criticati del Reddito di Cittadinanza però è stato proprio lo sfavore della scala di equivalenza per le famiglie con figli minori.
Penso che in politica si va anche per prove ed errori.

I tre cardini della sua proposta, che dovrebbe costare a regime 80 milioni di euro all’anno, sono l’adozione del reddito netto al posto del reddito lordo; dei coefficienti per abbassare l’impatto del patrimonio mobiliare ed immobiliare in funzione del numero di figli; dei correttivi alla scala di equivalenza con delle maggiorazioni per sostenere le famiglie numerose e con figli minori.
Questi tre punti sono quelli fondamentali, ma ci sono anche dei nuovi coefficienti per i componenti con disabilità, una distinzione tra maggiorenni studenti e non studenti, per i bambini sotto i 5 anni… Il coefficiente di base in particolare è stato è individuato come una via di mezzo tra il Fattore famiglia e il coefficiente alla francese, abbiamo cercato di armonizzare le due vedute. Per il “peso” del patrimonio invece proponiamo di introdurre quattro scaglioni, che lo facciano pesare dal 5% al 20% in manera inversamente proporzionale al numero di figli.

Con queste modifiche, che risultato spera di ottenere?
Dovrebbero essere avvantaggiate le famiglie numerose, quelle monogenitoriali con figli e quelle con figli sotto i 5 anni. Tenga conto però che ci sono anche altri coefficienti aggiuntivi. Sostanzialmente l’obiettivo è quello che sarà il tema di domani, l’innalzamento dell’indice di natalità. Poiché in Italia il desiderio di maternità e paternità c’è, sono le politiche in atto a non essere sufficienti a rendere serene le nuove generazioni nel mettere al mondo un figlio.

Qual è invece l’obiettivo dell’incontro di domani?
Intanto di sollecitare le coscienze all’urgenza di un intervento, nella consapevolezza che non basta nemmeno un intervento fiscale ed economico, ma che serve un approccio sistemico, culturale, sul lavoro… La chiave lettura centrale è che il picco di fertilità è attorno ai 25 anni, mentre oggi le primipare sono fra i 35 e i 40 anni, dieci anni oltre. Vorrei sollecitare anche riflessioni ad esempio attorno all’idea di rivedere anche il ciclo dell’istruzione, per entrare nel mondo del lavoro prima: armonizzare tutte le esigenze formative e sociologiche in modo da aiutare i ragazzi ad avere un figlio quando sono più giovani.

Photo by William Warby on Unsplash


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