Volontariato

Nessuno resti solo

di Dino Barbarossa

Nel cuore della Prossimità nessuno resti solo.

La domanda che mi pongo spesso è se davvero sono capace di “stare con i poveri”, non per fare loro del bene, ma per camminare insieme. Nella logica della prossimità, il povero è il termine di paragone con cui ti confronti. Se esiste il povero, quel povero in cui ti imbatti camminando per la strada, se quel povero non sei tu, vuol dire che c’è qualcosa che non va nel modo in cui sono distribuite le ricchezze sulla terra.
Mi chiedo spesso che merito c’è nel vivere in maniera agiata e che demerito c’è nel vivere miseramente. Soprattutto

perché c’è qualcuno circondato da tanta gente e c’è tanta gente in assoluta solitudine?

Siamo tutti dentro il perverso meccanismo secondo il quale la vita di una persona va “pesata” ed in base al “peso” ha un valore diverso. L’antidoto alla solitudine è la Prossimità, perché la prossimità costringe alla relazione, con la prossimità nessuno è più solo.
La prossimità sconfigge l’indifferenza e apre ad un modo nuovo di vedere chi incontri lungo la strada. Non vedi più uno sconosciuto, ma una persona. La guardi negli occhi ed in qualche modo ti specchi in quello sguardo. qualcosa di rivoluzionario, di diverso da quella indifferenza, che, paradossalmente, non è il contrario di differenza e però è la cifra della civiltà moderna, quella in cui camminiamo a testa in giù (ci vergogniamo o stiamo chattando) o a testa in su (siamo altezzosi o stiamo sognando).

Comunque la mettiamo, non guardiamo più negli occhi nessuno, ma ci arroghiamo il diritto di indicare l’altro come diverso e quindi inferiore. L’indifferenza coinvolge il concetto di libertà, poiché nella condizione di disinteresse viene a mancare la volontà che decide la scelta. Quando scegli di guardare il povero, ti entra nel cuore e non ti lascia più. Se solo provi ad accogliere, ascoltare, accompagnare, senti finalmente il suo cuore colmo di tristezza, solitudine, esclusione.
Quando fai finta di non vederlo, scegli di calpestare la sua dignità, di perseguitarlo in nome di una falsa giustizia, di opprimerlo con politiche indegne di questo nome e di intimorirlo con la violenza. Ecco che allora può urlare forte, ma le mie orecchie e il mio cuore non lo sentiranno, anzi avvertiranno solo il fastidio di quella presenza indecente.
Certo, il povero è scomodo, sconvolge la tua vita, le tue abitudini, le tue priorità. Ma in quel gesto di apparente carità verso di lui, lui ti salva.

Torna così al cuore della prossimità la relazione

torna quel mettere la persona al centro, tornano le tre indispensabili e complementari AAA: accoglienza, ascolto, accompagnamento.
Se agiamo concretamente e con sincerità e professionalità la relazione, scopriamo che quel povero che ho di fronte ha sentimenti e passioni molto simili alle mie, ha desideri e speranze come le mie. E non aspettarti gratitudine – ne riparlerò ancora – perché la tua ricompensa è già nel fatto che hai la possibilità di renderti utile a qualcuno.
E forse quel povero lo reincontrarai sulla tua strada, magari in un tuo momento di fragilità, e te lo troverai al tuo fianco, ad accoglierti, ascoltarti e accompagnarti.
Nel cuore della prossimità nessuno è più solo.

Foto tratta da Pexels

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