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Cooperazione & Relazioni internazionali

Putin e Zelensky: le ragioni personali di una guerra

Il giornalista Patrick de Saint-Exupéry che conosce molto bene il russo e ha seguito da vicino l'evoluzione dell'Ucraina dal 1991, ha pubblicato sul settimanale francese "Le 1 hebdo" del 22 febbraio scorso, un lungo racconto su quei tratti psicologici e caratteriali di Putin e il suo rapporto personale con Zelensky che può cogliere solo chi conosce il mat, il linguaggio di strada russo con le sue espressioni malavitose e scurrili

di Marianella Sclavi

La scena è la seguente: siamo all'Eliseo, 7 febbraio 2022, due settimane prima dell'invasione, conferenza stampa ufficiale congiunta di Vladimir Putin ed Emmanuel Macron sulla questione ucraina. i due capi di stato sono ognuno dietro a un loro pulpito davanti a una marea di giornalisti e la domanda è come si svilupperà una situazione che appare ogni giorno più tesa. Putin parla in russo ma ricorre anche, come spesso ama fare, a espressioni dialettali tipiche del linguaggio "di strada" (mat in russo) basato su un vocabolario violento, grossolano e non di rado osceno. E una delle espressioni a cui ricorre in questa occasione, fra gli stucchi dell'Eliseo e con la reazione interdetta dei traduttori e imbarazzata dei giornalisti che capiscono la lingua, è rivolta a Zelensky ed è la seguente "Che ti piaccia o no, mia bella, mi dovrai subire."

Il giornalista Patrick de Saint-Exupéry che conosce molto bene il russo e ha seguito da vicino l'evoluzione dell'Ucraina dal 1991, ha pubblicato sul settimanale francese "Le 1 hebdo" del 22 febbraio scorso, un lungo racconto su quei tratti psicologici e caratteriali di Putin e il suo rapporto personale con Zelensky che può cogliere solo chi conosce il mat. Quello che ho sopra ripreso è uno degli episodi da lui annotati. Il ritratto di Putin da lui tracciato è quello di una persona che si sente perennemente a disagio, mai veramente completamente legittimata nell'autorità che esercita. Un uomo consapevole che il suo passato gli si ritorce contro, che il suo vero io e il suo enorme potere sono legati a filo doppio con l'essere cresciuto alla scuola dei teppisti, con l'aver mentito, imbrogliato, rubato, bestemmiato, assassinato. Tutto questo affiora nei suoi atti, discorsi e nella sua vita. Affiora nel suo dire che va "usato il bastone" con gli oligarchi non sufficientemente servili, che vanno "chiusi nel cesso" i ceceni finalmente acquiescenti, che la gabbia/ galera è il posto giusto per le "scimmie" dell'opposizione, che gli oppositori “vanno sputati come moscerini”. Usare questo gergo è affermarsi come uomo virile, che si fa rispettare spaventando, minacciando, scioccando. Il chiamare "mia bella" Zelensky rimanda esplicitamente alla espressione corrente nel mondo della malavita "ti fotto e non hai scelta se non subire" e in quella occasione è un annuncio all'intero paese: "o ti arrenderai o ti penetrerò con la forza".

C'è nel rapporto di Putin con l'Ucraina anche un forte sentimento di rivalità, di vendetta, di bisogno di umiliare i "fratelli" che hanno tradito la causa. Gli ucraini sono da sempre consapevoli che la decisione di "uscire dalle fauci dell'orso" era fin dal principio, fin dal referendum per l'autonomia del 1991, foriera di guerra. Negli anni successivi alla rivolta di Maidan hanno seguito l'escalation delle giustificazioni alla aggressione dell'orso, la NATO, la politica egemonica degli Usa, la lingua come fattore di appartenenza nazionale ("come se i congolesi debbano essere francesi – commenta Saint-Exuperi – perchè parlano francese"), la degenerazione dell'Occidente, le memorie storiche sempre più divergenti. Ma al fondo di tutto questo, secondo questo autore, una rivalità così pesante e violenta ha una ragione più semplice: l'abisso vertiginoso che separa due uomini ben piantati ciascuno sui lati opposti, a ovest il "clown" a est il"teppista". Fra i due, il vuoto.

A sostegno di questa ipotesi Exupéry porta una vignetta, uno sketch di parecchi anni prima, quando Zelensky era solo un comico e le sue parodie erano trasmesse dai canali televisivi. Lo sketch, ricordato nel libro Le Combat de nos vies, di Iuliia Mendel, si snoda come segue. Entra in scena un attore della troupe di comici di Zelensky che si lancia in una tirata magniloquente "L'avvenire dell'Ucraina non dipende in realtà né dall'Europa, né dagli Stati Uniti, ma.." ( alcuni secondi di silenzio per la suspence) .."unicamente dalle emicranie di Alina Kabaeva! (la celebre ginnasta russa amante di Putin ) A questo punto entra in scena un uomo travestito da donna, con un trucco eccessivo e un tutù rosa. È Zelensky, travestito da amante del capo del Cremlino. E l'ucraino col suo tutù rosa, gli strati eccessivi di trucco e i tratti del viso ridicolmente evidenziati, si mette a urlare contro il "suo uomo" che è rientrato tardi senza averla avvisata. Putin (un altro attore) si scusa e si difende: ha dovuto occuparsi dei soldati russi infiltrati in Crimea. "NON RACCONTARMI BALLE! esplode Zelensky – l'amante con le braccia al cielo nel suo tutù rosa. Io la TV russa la guardo! E so che in Crimea le truppe russe non ci sono !"

Che questo attore di lingua materna russa, che usa l'umorismo come arma devastatrice della sua dignità sia diventato presidente col 73% dei voti, secondo Saint-Exupéry, è una delle ragioni senza tener conto delle quali, non si riesce a capire l'andamento di questa guerra. Che poi, invece di scappare, abbia reagito alla invasione con la battuta" Non ho bisogno di un taxi ho bisogno di aiuti", può essere vissuto da uno come Putin, come un attacco personale, quasi grave come una bomba atomica.


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