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San Patrignano e Riccardi ai ferri corti

Il ministro: «Disponibile al dibattito sulla legalizzazione delle droghe leggere». La comunità: «Strada sbagliata». Si smarca invece la Fict: «Il problema è che le persone non si rivolgo più ai servizi». In allegato la Relazione annuale 2012 in versione integrale

di Redazione

Diminuisce il consumo di droga in Italia. Ma solo tra gli adulti. Ai giovani, tra i 15 e i 19 anni, il messaggio anti-spinello e anti-ecstasy sembra proprio non interessare. Sono meno diffusi gli stupefacenti tra la popolazione generale ma si «riscontra una lieve tendenza all'aumento» tra gli studenti che usano cannabis e stimolanti. Sono dati che emergono dalla Relazione annuale al Parlamento 2012 sull'uso di sostanze stupefacenti e sulle tossicodipendenze in Italia (in allegato, clicca a destra ), che riporta i dati relativi al 2011 e al primo semestre 2012.  Nell’introduzione Andrea Riccardi ministro della Cooperazione internazionale a cui è affidata la delega delle politiche contro la droga annuncia «Non intendo sottrarmi al dibattito sulla legalizzazione delle droghe leggere. L'argomento, per la sua estrema delicatezza e le sue molteplici e rilevantissime implicazioni, richiede di essere affrontato nelle competenti sedi istituzionali, con i tempi necessari a un confronto ricco ed articolato che certo non può realizzarsi nel breve periodo di governo che mi è stato affidato».  


Un’affermazione che non piace al mondo delle comunità terapeutiche. San Patrignano in una nota afferma di non condividere «la visione possibilista del Ministro verso una riapertura del dibattito sulla legalizzazione delle droghe leggere verso la quale si dichiara impossibilitato solo da un limite temporale. I danni provocati dalla cannabis sono stati ormai dimostrati da numerose ricerche, alcune delle quali citate addirittura nelle pagine successive della relazione al parlamento introdotta dallo stesso Ministro». San Patrignano propone: «di  abbandonare ogni tentazione di tornare agli sterili e pericolosi dibattiti sulla legalizzazione per concentrarci sui temi più fruttuosi della prevenzione, della precocità dell’intervento finalizzata alla riduzione della cronicizzazione e della facilitazione dell’accesso alle misure alternative al carcere per i detenuti tossicodipendenti».

Lettura diversa dei dati pubblicati dalla relazione da parte della Fict-Federazione italiana comunità terapeutiche. «Saranno in calo i consumatori di sostanze, ma io sostengo che sono in calo quelli che chiedono aiuto ai servizi per le dipendenze e che i commercianti di droga e i canali di distribuzione sembrano in aumento», afferma don Mimmo Battaglia, presidente di Fict. «Quanto la diminuzione degli utenti in trattamento può dipendere dallo stress che stanno subendo i servizi delle dipendenze», chiede la Fict. «Non è chiaro se ciò che sta accadendo è frutto di una strategia politica o semplicemente il risultato di una assenza di pensiero politico, ma non solo le comunità del privato chiudono ma anche gli operatori dei servizi pubblici soffrono della loro “solitudine” operativa, sempre più arroccati sulla necessità di parlare di risorse economiche limitate piuttosto che di trattamenti possibili da mettere in campo».


«E’ molto probabile che se continuiamo a concentrarci sui trattamenti erogati dai Sert e non pensiamo a strategie di maggior accesso ai servizi ( tra cui anche quelli della riduzione del danno) sarà chiaro che sempre maggiori risorse saranno investite in trattamenti per persone con problemi non solo di dipendenza ma con problemi di salute e di disagio sociale – conclude don Battaglia-. La vera forza del rapporto tra pubblico e privato non si basa sul fattore di chi ha il potere di controllare ma si sviluppa soprattutto grazie alla capacità di favorire la diversità degli approcci e delle porte d’acceso al sistema dei servizi. E nonostante le crisi ed i tagli, le Comunità Terapeutiche continuano a fare riduzione del danno, a dare accoglienza, presenti sul territorio facendo leva anche sulla gratuità del volontariato».
 


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