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“Sibari di notte”, si apre uno spiraglio

Dopo la denuncia del presidente di Fondazione Con Il Sud Carlo Borgomeo e di Fabrizio Barca sullo stop al progetto di partnership pubblico-privato, Filippo Demma, direttore del Parco Archeologico di Sibari scrive a VITA: «Si tratta di trovare un efficace bilanciamento degli interessi pubblici coinvolti nell’ambito del patrimonio culturale e allo stesso tempo garantire agli operatori del privato sociale una adeguata e solida sostenibilità economica dell’iniziativa». Borgomeo: «È certamente molto positivo e di buon auspicio che il direttore riproponga la questione del Parco archeologico di Sibari»

di Redazione

Si apre uno spiraglio per il per il progetto "Sibari di Notte" del Parco Archeologico di Sibari. Una vicenda molto tribolata e per certi versi inspiegabile su cui a giugno pareva essere calato definitivamente il sipario. Questi in sintesi i fatti così come denunciati da Fabrizio Barca (che sul Domani ha pubblicato anche una lettera aperta ai donatori in data 3 giugno in cui ha promesso di restituire le liberalità a fronte del fatto che il Ministero della Cultura aveva di fatto stoppato il progetto) e dal presidente di Fondazione con il Sud, Carlo Borgomeo che intervengono anche in questo video:

Nel 2016, lo riporta Conmagazine.it veniva pubblicamente lanciato il progetto “Sibari di Notte” per la valorizzazione del Parco archeologico del Cavallo in Calabria, con un accordo siglato dal Ministero dei Beni culturali con la Fondazione Con il Sud. Un progetto sostenuto con risorse private e basato su una cooperazione tra pubblico, Terzo settore e privato sociale. La Fondazione Con il Sud aveva dato la disponibilità a sostenere il progetto con 500mila euro, a questi si erano aggiunti ulteriori 110mila euro con le adesioni di altre fondazioni, più 30 mila euro donati da imprenditori e cittadini calabresi. Successivamente, però, il Ministero decide di fare un passo indietro. “Una storia tristissima – commenta nel video Carlo Borgomeo – che riguarda un progetto di grande rilievo per la valorizzazione di un bene comune ai fini dello sviluppo, inspiegabilmente interrotto da una decisione del Ministero. Noi non ci stiamo, vogliamo investire su questa vicenda inaccettabile perché crediamo fortemente, come tante esperienze che abbiamo sostenuto dimostrano, che coniugare valorizzazione dei beni culturali e spinta del sociale può far conoscere risultati, impatti dal punto di vista sociale ed economico, straordinari”. “Improvvisamente un accordo già fatto è stato ritenuto non valido, tra l’altro senza mai inviare una lettera – rincara Fabrizio Barca. Adesso speriamo che il Governo, che tanto parla di concorrenza e di contributo dei privati, in questo caso controllato per un grande progetto, voglia fare qualcosa”.

Dopo quasi tre mesi di silenzio con la lettera di VITA firmata dal direttore del Parco Archeologico la partita si riapre. Scrive Demme: «Si tratta di approfondire, discutere, lavorare per recuperare lo sforzo finora compiuto e renderlo praticabile all’interno di una cornice giuridica ed economica sostenibile a partire dalla convinzione che gli operatori privati, soprattutto del Terzo Settore, possano contribuire ad arricchire le iniziative di valorizzazione culturale senza che questo determini un arretramento delle funzioni istituzionali dell’amministrazione pubblica la quale ha il compito di tutelare e valorizzare il patrimonio che è chiamata a gestire». Ci auguriamo davvero che a queste parole seguano fatti concreti nell'interesse del Parco, dei cittadini e degli imprenditori della Calabria e di tutti i visitatori. E auspichiamo che sia a tutti chiaro che lo Stato e le sue amministrazioni non detengono l'esclusiva dell'esercizio della funzione pubblica come del resto prevedono gli strumenti di co-progettazione e co-gestione di cui spesso si parla (e che Demma giustamente cita), ma che sono ancora troppo poco conosciuti e praticati nel mondo della PA. Con l'intervento di Demma il Parco Archeologico ha l'occasione di essere un'esperienza di grande innovazione a livello nazionale.


La lettera a VITA di Filippo Demma, direttore del Parco Archeologico di Sibari:

"Sono passati quasi due anni dalla pubblicazione, nel 2019, del DPCM 169 con cui veniva riconosciuta al Parco archeologico di Sibari l’autonomia speciale, mentre la procedura che ha portato a nominarne chi scrive Direttore si è conclusa solo alla fine dell’anno successivo. I passaggi di consegne con la Direzione regionale Musei, già Polo Museale della Calabria, responsabile in precedenza dei siti assegnati al Parco, sono stati sottoscritti alla fine di febbraio di quest’anno, sancendo così la piena operatività del nuovo Istituto. Tutto l’iter – così come i suoi ritardi dovuti principalmente all’emergenza sanitaria – è stato ampiamente seguito dalla stampa nazionale. Il nuovo Parco autonomo è stato dotato di risorse per il funzionamento, sono state stanziate somme per la valorizzazione dell’area, a partire dai “famosi” tre milioni di euro del Grande Progetto Sibari, e – cosa forse al momento ancora più importante – per il ripristino delle condizioni minime di sicurezza, decoro e legalità del sito.

Il territorio – vale a dire i trentuno comuni tradizionalmente compresi nell’ambito della “Sibaritide”, ma in forma più ampia tutta la provincia di Cosenza e, direi, l’intera regione – ha preso la cosa per quel che è: un segnale di attenzione da parte del Ministero, un corposo investimento in cultura, una opportunità di crescita e, cosa forse più importante in queste zone, la testimonianza di una presenza forte dello Stato. Lo si deduce facilmente dalle dichiarazioni rese alla stampa dai rappresentanti politici delle comunità locali e dai numerosi commenti pubblicati su siti e quotidiani, locali e nazionali.

Chi scrive si trova a dirigere una struttura nuova che sconta dalla nascita forti carenze d’organico, certo come tutti gli Uffici della Pubblica Amministrazione e del MiC in particolare, ma che forse è qui un poco più grave ed accentuata rispetto ad altri casi. Soprattutto il nuovo Istituto autonomo ha ereditato una situazione difficile, dal punto di vista delle condizioni dei siti che ne fanno parte (tutti, dalle quattro aree archeologiche ai due musei) delle manutenzioni necessarie, della sicurezza di persone e cose. Condizioni ben elencate nei verbali di una attenta ispezione effettuata dal Segretariato Generale nel mese di gennaio 2021, ma soprattutto ben note a chi nella Sibaritide vive, a chi visita la Sibaritide. Ma che apparirebbero chiare anche a chi, possedendo uno smartphone, volesse limitarsi a una veloce ricerca sul web. Un insieme di criticità strutturali (idrogeologiche e ambientali) e di problemi causati da gestioni precedenti poco attente che sono state oggetto recentemente anche di una lunga intervista rilasciata da chi scrive a Repubblica.

In buona sostanza, Sibari è al momento oggetto di un corposo investimento, di un serio piano di messa in sicurezza, ristrutturazione e potenziamento, strutturale ed infrastrutturale, che costituisce la premessa indispensabile per qualunque piano o progetto di valorizzazione.

Stupisce davvero che tutto quanto sopra sia ignoto al punto da lamentare presunti “passi indietro” del Governo sulla valorizzazione del “parco del Cavallo” che, ricordiamolo, costituisce solo una delle quattro aree archeologiche assegnate al Parco di Sibari, l’unica al momento visitabile. Area che, per inciso, è stata appena oggetto di interventi di manutenzione straordinaria che hanno iniziato a “ripulirla” ed a ridarle dignità. Stesso programma appena avviato al “Prolungamento strada” ed a “Casa Bianca” in questi anni aperti al pubblico solo in rare occasioni e coperte da un manto di erbacce. Sono molto sorpreso dalla circostanza che nessun esponente o referente di Fondazione con il Sud abbia avvertito la necessità, di fronte ad un quadro istituzionale radicalmente mutato, di contattarci direttamente, di sottoporre il progetto delle “Notti di Sibari” al Parco archeologico di Sibari, foss’anche solo per verificarne le condizioni di fattibilità materiale. Un vero peccato, perché, come si diceva, il progetto pare molto interessante nei contenuti e condivisibile nell’impostazione generale.

A quanto si è potuto apprendere, mediante l’uso di tecnologia e di luci, s’intende far rivivere le “città” stratificate nei secoli, “con un racconto che abbia per protagonisti proprio i resti archeologici”. Paiono apprezzabili non solo per la valenza culturale e sociale, ma anche l’intenzione di realizzare un prototipo di cooperazione tra Terzo Settore, amministrazione pubblica e operatori privati al quale il Parco intende ispirare buona parte della sua azione pubblica. Chiaramente non sfuggono le difficoltà che possono derivare da un’azione che peraltro si intende realizzare con strumenti decisamente nuovi rispetto a quelli tradizionalmente disponibili in campo culturale. Una sperimentazione resa viepiù complicata dall’intreccio normativo tra codice dei beni culturali, codice dei contratti pubblici, legislazione amministrativa e normative legate al terzo settore.

Atteso che siamo su un terreno fertile di innovazioni, si tratta di trovare un efficace bilanciamento degli interessi pubblici coinvolti nell’ambito del patrimonio culturale e allo stesso tempo garantire agli operatori del privato sociale una adeguata e solida sostenibilità economica dell’iniziativa. Si tratta cioè, nel caso, di approfondire, discutere, lavorare per recuperare lo sforzo finora compiuto e renderlo praticabile all’interno di una cornice giuridica ed economica sostenibile a partire dalla convinzione che gli operatori privati, soprattutto del Terzo Settore, possano contribuire ad arricchire le iniziative di valorizzazione culturale senza che questo determini un arretramento delle funzioni istituzionali dell’amministrazione pubblica la quale ha il compito di tutelare e valorizzare il patrimonio che è chiamata a gestire.

Non ci spaventa l’approccio innovativo, in questo come in tutti i campi in cui ci troviamo ad operare, perché siamo fermamente convinti tutti, qui a Sibari, che è proprio su questo terreno che nei prossimi anni l’Italia ed in particolare il Sud del Paese, possa offrire un contributo importante nell’ideazione di modelli per la gestione e la valorizzazione del patrimonio culturale.

Il partenariato pubblico-privato speciale così come i nuovi strumenti di cooperazione tra pubblica amministrazione e soggetti del privato sociale contenuti nel Codice del Terzo Settore possono rappresentare una validissima occasione per costruire le innovazioni di cui stiamo discutendo.

Avviato il piano di manutenzioni straordinarie, che pure prenderanno un tempo non breve per restituire dignità ai nostri luoghi, nelle prossime settimane inizieremo a lavorare sul piano strategico e ad implementare tutte le azioni necessarie per la rinascita. La porta del Parco è aperta per tutti gli interlocutori che ritenessero di volersi cimentare in questa sfida, difficile ed affascinante, che questo territorio ha assoluta necessità di vincere. Se Fondazione con il Sud vorrà essere tra loro, il gruppo di lavoro del Parco sta avviando i generatori per illuminare finalmente la lunga notte di Sibari".


La replica di Carlo Borgomeo, presindente di Fondazione Con il Sud:

“È certamente molto positivo e di buon auspicio che il direttore Filippo Demma riproponga la questione del Parco archeologico di Sibari. Resto però sinceramente sorpreso del fatto che non faccia alcun riferimento all’inopinato e a tutt’oggi immotivato dietro front fatto dal Mibact denunciato da Fabrizio Barca e da me.”


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