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Politica & Istituzioni

Tremonti come Lippi?

di Riccardo Bonacina

Le uscite di Tremonti, mi provocano sempre un certo spaesamento, tanto è difficile “acchiappare” il personaggio. Personaggio apprezzato all’estero e di cui ha tessuto le lodi persino Eugenio Scalfari. Intelligente ma spigolosissimo, per certi versi “caratteriale”.

Due giorni fa, in un passaggio del suo discorso in occasione della celebrazione del 236° anniversario di fondazione della Guardia di Finanza a Roma se ne è uscito con questa riflessione che val la pena riportare per intero. Ha detto il super-ministro: «In Europa, e in Italia si deve ridurre il perimetro ed il peso della macchina pubblica. Non per abbattere, ma all’opposto per conservare ciò che abbiamo ereditato dai nostri padri, la maggiore conquista politica del ‘900: lo stato sociale. Lo Stato sociale va conservato ad ogni costo, nell’essenziale. Per il resto si dovrà e potrà agire avendo sempre più fiducia nelle comunità civili non statali, che pure fanno il bene pubblico: nel volontariato, nelle fondazioni, nel non-profit e, alla fine della catena, più fiducia nelle famiglie e nel senso di responsabilità delle persone. Quello che ci è stato dato dallo Stato sociale in termini di “tempo libero” e di “pensione anticipata”, lo possiamo e dobbiamo restituire alla società. E già lo fanno tantissimi italiani. Perchè, oltre al dovere fiscale, ci sono anche, e sempre più importanti, la logica del dono, la volontarietà e la spontaneità nella solidarietà sociale. Nella logica della responsabilità, il federalismo fiscale è parte di questa filosofia e non l’opposto».

C’è molto di condivisibile ma ci sono anche tanti campanelli dal suono strano, stridulo, allarmante. Per esempio: cosa vorrà mai dire “Lo Stato sociale va conservato ad ogni costo, nell’essenziale”, cosa nasconde quell’essenziale? E ancora, cosa significa “aver più fiducia nelle comunità civili non statali”? E questo cosa implica per i decisori politici?

Come credere ai bei ragionamenti di Tremonti quando ingaggia battaglie insensate come quella dell’innalzamento percentuale di invalità che rischiava di colpire direttamente le famiglie di persone down? Come credergli a proposito del ruolo delle comunità civili non statali se alla fine si risolve tutto, sul territorio nella spartizione nelle ex municipalizzate tra cacicchi locali senza l’ombra di una sperimentazione vera di gestione comunitaria di beni comuni? Come credere ai suoi bei ragionamenti se poi la sua stessa intuizione sul 5 per mille stagna in una sperimentazione, incerta e infinita senza che diventi legge? Come credergli, caro Tremonti, quando si appella alla spontaneità del dono senza che questo sia riconosciuto con più vigore e senza una riforma del Codice civile che preveda altro oltre lo Stato e il Mercato?

Senza un’azione politica coerente al suo ragionare, caro Tremonti, lei rischia, prima o poi, di far la figura di Lippi. Mi creda.


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