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Le associazioni d’arma diventano enti di Terzo settore

Un emendamento del Governo dice che le associazioni d'arma possono iscriversi al Registro unico nazionale del Terzo settore, mantenendo la loro caratteristica base associativa. Sono 51 le realtà già iscritte ad un apposito albo, che ora potranno accedere al Runts e volendo al 5 per mille. I soldi? Li ha messi Crosetto, ma basteranno per reggere le potenziali nuove firme dei loro simpatizzanti?

di Sara De Carli

alpini in piazza a milano

Sono 51 le associazioni di militari e militari in congedo o pensionati che potranno ora iscriversi al Registro unico nazionale del Terzo settore-Runts. Lo prevede un emendamento presentato dal Governo e approvato in Commissione Affari Sociali della Camera, nell’ambito dell’esame delle Disposizioni in materia di politiche sociali e di enti del Terzo settore, atto C. 1532-ter.

Cosa dice l’emendamento del Governo

L’emendamento prevede che «le associazioni iscritte nell’albo istituito ai sensi dell’articolo 937, comma 1, del testo unico delle disposizioni regolamentari in materia di ordinamento militare, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 90, che svolgono in via principale una o più attività di interesse generale di cui all’articolo 5 del presente codice possono essere iscritte nel Registro unico nazionale del Terzo settore, nel rispetto della specificità della composizione della loro base associativa e delle finalità di cui al medesimo articolo 937» e stanzia per questo 6,75 milioni di euro per l’anno 2025 e 3,95 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2026.

La soddisfazione della viceministra Bellucci

«Sono molto felice per l’approvazione dell’emendamento del Governo in favore delle associazioni d’arma che pone rimedio a uno dei problemi creato fin dal 2017 dal Codice del Terzo settore. Per associazioni d’arma come l’Associazione nazionale Alpini e l’Associazione nazionale Carabinieri sarà finalmente possibile iscriversi nel Runts, potendo così continuare a svolgere il loro prezioso lavoro – da sempre a vantaggio della comunità e della protezione del bene comune – usufruendo del regime giuridico degli enti di Terzo settore, pur mantenendo la propria individualità e caratterizzazione di associazioni d’arma. Una modifica necessaria e da me fortemente voluta, perché conosco il prezioso lavoro che le associazioni d’arma svolgono generosamente, ogni giorno e nelle situazioni di emergenza, con innumerevoli attività di volontariato e che non poteva continuare a essere escluso dal mondo del Terzo settore», scrive in una nota la viceministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Maria Teresa Bellucci. Che «per questo importante passo avanti» ringrazia «sentitamente» il ministro della Difesa, Guido Crosetto, «che ha messo a disposizione le necessarie risorse finanziarie».

Chi c’è nell’albo in questione?

Al di là dell’Associazione nazionale Alpini, che tutti conosciamo, chi sono queste associazioni d’arma che d’ora in poi potranno accedere al Runts? L’articolo 941 del DPR 30/2010 le elenca puntualmente. Sono 51. Si va dal Gruppo medaglie d’oro al valor militare all’associazione nazionale mutilati e invalidi di guerra, dall’associazione nazionale combattenti e reduci all’associazione nazionale partigiani d’Italia, dai reduci garibaldini ai combattenti volontari antifascisti di Spagna fino ai reduci di Russia. E poi tutte le associazioni delle categorie: marinai, carabinieri, finanzieri, bersaglieri, alpini, paracadutisti, cappellani militari… Qui l’elenco completo. Si tratta in diversi casi, a cominciare proprio dagli alpini citati dalla viceministra Bellucci, che svolgono sui territori moltissime attività di protezione civile.

L’iscrizione al Runts di queste associazioni non sarà automatica, dopo l’emendamento odierno: saranno le singole associazioni eventualmente a fare richiesta di iscrizione, dimostrando – come tutte le altre realtà – di svolgere una delle attività di interesse generale previste dall’articolo 5 del Codice del Terzo settore. Con l’ingresso nel Runts le stesse realtà potranno chiedere anche l’iscrizione agli elenchi del 5 per mille: numericamente sono poche, ma alcune sono molto riconosciute, significative e con un fortissimo senso di appartenenza, ecco che potrebbero aggregare le firme di moltissimi contribuenti, portandone di nuovi a destinare il loro 5 per mille. Poiché con le firme dei contribuenti ogni anno viene raggiunto e superato il tetto di copertura del 5 per mille, vale la pena fare una riflessione aggiuntiva sulla necessità di prevedere maggiori risorse. Dal 2022 in poi il tetto fissato per il 5 per mille ammonta stabilmente a 525 milioni di euro, il più alto di sempre: ma dal 2011 in poi il tetto è sempre stato sfondato, tranne in due annualità, il 2015 e il 2021, cosa che si traduce di fatto in un taglio delle risorse effettivamente erogate dallo Stato rispetto al quantum espresso dalla volontà dei cittadini.


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A proposito di 5 per mille, vale la pena ricordare che questa novità nulla centra con il tentativo fatto dalla Lega nel 2021 con il ddl Rufa di estendere le finalità del 5 per mille al finanziamento di un fondo di assistenza per il personale in servizio delle Forze dell’Ordine e sostenere i congiunti dei deceduti per causa di servizio o in servizio, che aveva altri obiettivi e riguardava altri soggetti.

Gli altri emendamenti

Fra gli altri emendamenti approvati ce n’è uno che riguarda l’istituzione di un apposito tavolo di lavoro con funzioni di supporto, di monitoraggio, di valutazione e di analisi sul fenomeno dei minori fuori famiglia e sui minori affidati e in carico ai servizi sociali territoriali e sui neomaggiorenni in prosieguo amministrativo, tavolo che sarà competente anche per il rafforzamento del sistema informativo nazionale di rilevazione e raccolta dei dati sui minori affidati ai servizi sociali territoriali. Accanto ai rappresentanti istituzionali, ci saranno tre esperti di comprovata esperienza professionale in materia di tutela e di promozione dei diritti dell’infanzia, dell’adolescenza e della famiglia, otto rappresentanti di organismi del Terzo settore impegnati in attività di tutela e di promozione dei diritti dell’infanzia, dell’adolescenza e della famiglia, un rappresentante delle associazioni familiari maggiormente rappresentative a livello nazionale e un rappresentante dei Coordinamenti nazionali di associazioni che operano nel campo dell’accoglienza di minori in carico ai servizi sociali.

Foto Alessandro Bremec/LaPresse


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