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Sviluppo economico

Piccole imprese: il green detta la linea

Secondo Fabio Pompei, ad Deloitte Italia, sarà la transizione ecologica a guidare il cambiamento delle aziende italiane di ogni dimensione. Non solo per l’imminente obbligo sulla rendicontazione della sostenibilità

di Nicola Varcasia

La transizione ecologica come occasione per sviluppare le imprese, rilanciare l’economia e mettere le basi per un futuro migliore. Non si tratta di un’utopia agostana se a dirlo è l’amministratore delegato di una società che in Italia lavora con ottomila imprese.

A parlare è, infatti, Fabio Pompei, ceo di Deloitte Italia, appena confermato per altri quattro anni alla guida di uno dei colossi della consulenza strategica: «Non solo le grandi aziende, ma anche tutte le piccole e medie imprese devono far leva su un piano strategico orientato verso la transizione ecologica, nell’ottica di facilitare la crescita e favorire il rilancio dell’economia», ha affermato Pompei, ricordando come proprio le imprese siano percepite come direttamente responsabili dell’impatto ecologico complessivo delle attività produttive: «Invertire il trend è possibile, come dimostrano i dati comunicati da Eurostat, dove risulta che nel primo trimestre del 2023 in Europa le emissioni di gas serra sono diminuite quasi del 3% rispetto allo stesso periodo del 2022 e, soprattutto, senza frenare l’economia, visto che nel primo trimestre del 2023 il prodotto interno lordo dell’Unione Europea è aumentato dell’1,2% rispetto a un anno prima».

Non è solo l’imminente entrata in vigore della Corporate sustainability reporting directive a spingere le Pmi del nostro Paese ad adottare nel proprio ecosistema di business i criteri Esg, ma anche la volontà di valorizzare un asset prezioso come il Made in Italy

— Fabio Pompei

Certo, la sostenibilità non è l’unico fattore ad occupare (e preoccupare) le strategie degli imprenditori italiani. Accanto alla grande attenzione per la sostenibilità, «emergono anche le novità legate all’implementazione dell’intelligenza artificiale, in particolar modo nei processi altamente ripetitivi per trarre ulteriore valore aggiunto e ridurre i margini di errore. Permane inoltre una forte attenzione alla situazione geopolitica e macroeconomica attuale con le principali preoccupazioni che sono riferite all’inflazione elevata, al costo del lavoro e alla gestione della supply chain», ha spiegato il manager. Ma è proprio la particolarità dello scenario a spianare la strada alla tema della transizione green: «A tutto questo consegue un’evoluzione dei modelli di business molto complessa e quindi sul piano strategico e sul piano operativo servono strumenti innovativi, per cogliere fino in fondo le opportunità offerte dalla transizione ecologica», ha precisato Pompei, il cui gruppo prevede di assumere nel prossimo anno 4mila e 500 persone.

VITA ha perciò chiesto a Pompei se questo “slancio” positivo verso la sostenibilità non sia dovuto anche a fattori legati all’obbligo di rendicontazione della sostenibilità che, a partire dal 2024, toccherà, via via anche le imprese medie e piccole: « Il tema è di importanza strategica. Sono già stati compiuti passi significativi poiché un’adeguata rendicontazione richiede un progetto strutturato. È questo un fattore di grande novità per tutte le imprese, non solo quelle di grandi dimensioni ma anche e soprattutto per le piccole e medie imprese (tenuto conto delle previsioni normative appena adottate dall’Unione europea) e questo determina cambiamenti organizzativi, evoluzione dei sistemi di rilevazione, miglioramenti della governance e soprattutto adeguate strategie che indichino la strada verso il futuro. Il tempo è un fattore decisivo in questo percorso perché i mercati chiedono in misura crescente le informazioni connesse alla rendicontazione di sostenibilità».

Ma c’è di più, conclude Pompei ricordando i dati dell’ultimo report dell’osservatorio di Deloitte private: «L’80% dei 300 leader delle piccole e medie imprese intervistate tra marzo e aprile 2023 ritiene che la sostenibilità sia una priorità assoluta, mostrando un significativo grado di ottimismo nonostante inflazione, crisi energetica, mercati finanziari e contesto geopolitico siano ancora percepiti come rischi. Non è dunque solo l’imminente entrata in vigore della Corporate sustainability reporting directive – Csrd a spingere le Pmi del nostro Paese ad adottare nel proprio ecosistema di business i criteri Esg, ma anche la volontà di valorizzare un asset prezioso come il Made in Italy».

Foto in apertura di Victor su Unsplash


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