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Carlo e Jacopo, professione: maestro di scuola primaria

Carlo Schieppati e Jacopo Ongaro sono due maestri di scuola elementare. Il primo ha 44 anni, due lauree, insegna da 17 anni. Il secondo insegna da 4 e si è iscritto all’università da tre. Le loro biografie sono molto diverse: per Schieppati l’insegnamento è stata una vocazione maturata nel tempo, per Onglaro quasi un ripiego che però ha dato frutti inaspettati. Ad unirli la stessa la consapevolezza di riuscire a stare bene in mezzo ai bambini e ai ragazzi. Entrambi rispondono a due articoli pubblicati su VITA che sottolineano che perdita sia per gli alunni il fatto avere pochissime possibilità di incontrare maestri maschi

di Sabina Pignataro

Pochi giorni fa su VITA abbiamo pubblicato due articoli che sottolineavano che perdita fosse per i nostri figli il fatto avere pochissime possibilità di incontrare educatori, maestri e professori maschi. (li potete rileggere QUI e QUI). Infatti gli educatori uomini presenti nella scuola dell’infanzia non arrivano all’1%, mentre i maestri nella primaria si fermano al 3,7%. Poi due di loro ci hanno chiesto di raccontare le loro esperienze: Carlo Schieppati e Jacopo Ongaro sono due maestri di scuola elementare. Il primo ha 44 anni, due lauree, insegna da 17 anni. Il secondo insegna da 4 e si è iscritto all’università da tre. Le loro biografie sono molto diverse: per Schieppati per il primo l’insegnamento è stata una vocazione maturata nel tempo, per il secondo quasi un ripiego che però ha dato frutti inaspettati, nato con l’invio di una MAD dopo la fine di  un impego da  barman. Nonostante le opposte traiettorie di vita, li unisce la consapevolezza di riuscire a stare bene in mezzo ai bambini e ai ragazzi, la fortuna di poter condividere un pezzo delle loro vite.  

Carlo Schieppati
Jacopo Ongaro

Ecco la doppia intervista

Parlateci di voi

Carlo Schieppati: Ho 44 anni e sono dottore in Scienze dell’Educazione e Scienze della Formazione Primaria. Sono un insegnante di scuola primaria e lavoro da 17 anni presso il Collegio San Carlo di Milano. Collaboro anche con l’Università Cattolica di Milano come Cultore della materia e Conduttore di laboratorio di Lingua e grammatica italiana nella facoltà di Scienze della Formazione.

Jacopo Ongaro: Ho 33 anni e sono un insegnante di scuola primaria da quattro. Il mio percorso di studi è stato abbastanza atipico. Non sono mai stato uno studente modello e nel corso degli anni ho cambiato spesso idea su cosa avrei voluto fare da grande: dopo aver passato più anni di quanti avessi preventivato tra liceo classico e liceo socio-psicopedagogico, ho tentato la strada della mediazione linguistica. Ho trascorso anche un semestre in Cina a studiare la lingua. Lì, per mantenermi, ho iniziato a tenere dei corsi di inglese a bambini tra i 5 e gli 8 anni e l’esperienza mi ha davvero colpito. Sfortunatamente al periodo all’estero non è seguita una conclusione positiva del percorso universitario e la mia carriera ha virato verso l’hospitality e il lavoro di barman per i successivi 5 anni.

 Cosa vi ha spinto a intraprendere questa professione?

Carlo Schieppati: Sin da giovane, ho sempre coltivato il desiderio di lavorare nel mondo del sociale. La mia esperienza giovanile, come educatore presso l’oratorio e, in seguito, come educatore di comunità nei centri di recupero per i ragazzi in difficoltà, è stata per me una “molla” che mi ha spinto a coltivare la passione per l’educazione e l’insegnamento. Il fatto di poter stare in mezzo ai bambini e ai ragazzi, di condividere con loro un pezzo della loro e della mia vita, mi ha fatto capire che la mia vocazione professionale era destinata all’insegnamento. Ho scelto i bambini dai 6 ai 10 anni, perché credo sia una delle possibilità professionali più entusiasmanti. Prendere per mano un bambino e accompagnarlo verso l’età di mezzo è una responsabilità importante che richiede professionalità e tanta disponibilità, ma le soddisfazioni valgono più delle fatiche.

Jacopo Ongaro:  Durante la pandemia il bar chiude e resto senza lavoro. La mia compagna mi ha suggerito di inviare una MAD (Messa A Disposizione). Memore delle esperienze passate e dei discorsi che mia madre, educatrice d’asilo di lungo corso, ho deciso di tentare questa strada e dopo meno di due settimane avevo un appuntamento in una segreteria di un Istituto Comprensivo per una supplenza breve, trasformatasi poi in annuale, e ad iniziare questo nuovo percorso.
È stato un po’ come provare per la prima volta delle scarpe della giusta taglia, né troppo grandi né troppo piccole, e accorgersi di riuscire a camminare naturalmente bene, senza sforzarsi per sentirsi adatti al ruolo. Terminato il primo anno ho deciso di tentare subito con il test d’ingresso per Scienze della Formazione Primaria in Bicocca e ora sono uno studente del terzo anno.

È stato un po’ come provare per la prima volta delle scarpe della giusta taglia, né troppo grandi né troppo piccole, e accorgersi di riuscire a camminare naturalmente bene, senza sforzarsi per sentirsi adatti al ruolo

Jacopo Onglaro

Avete mai incontrato pregiudizi e ostacoli?

Carlo Schieppati: Non ho incontrato molti pregiudizi, so solo che, all’inizio, qualche genitore era impensierito per il fatto che fosse una cosa nuova avere un insegnante maschio e, in effetti, in Collegio di maestri maschi alla primaria ce n’erano stati pochi e, in quel momento, esclusi gli insegnanti specialisti ero l’unico. Ci sono sempre ostacoli, sarebbe impossibile pensare a una vita senza di essi. Si riassumono nel trovare i propri spazi e il proprio ruolo all’interno di un gruppo. Tutto questo si riesce a gestire con pazienza, disponibilità e voglia di apprendere da tutti, bambini compresi. Loro sono il vero specchio del tuo lavoro, perché non hanno filtri e sono tremendamente sinceri.

 Jacopo Ongaro: Il fatto di essere un uomo in un contesto lavorativo quasi esclusivamente femminile ti porta a incontrare alcune salite ma anche molte discese: bisogna solo sapersi far scivolare addosso alcuni preconcetti che accompagnano ogni scelta fuori dall’ordinario. Potrei raccontare di come alcune colleghe, almeno all’inizio, avessero evidenti perplessità sul fatto che un uomo potesse essere un collega valido ma racconterei solo di una minoranza; l’accoglienza che viene riservata agli uomini che intraprendono questa scelta di carriera è mediamente positiva, le maestre sono le prime a riconoscere quanto l’assenza di una controparte maschile nel corpo docenti sia un’evidente mancanza che dovrebbe essere colmata.  In università, inoltre, esistono progetti relativi al Gender Equality Plan che mirano a valorizzare la scelta degli studenti maschi di scienze della formazione primaria al fine di risollevare la percentuale di iscritti di sesso maschile.

Com’è la vita in classe con gli alunni e i genitori?

Carlo Schieppati: La vita in classe è come trovarsi sotto i riflettori, sapendo di non essere il protagonista di ciò che avviene. Sono i bambini i veri attori di ogni lezione; io, come docente, cerco di facilitare il loro apprendimento, cercando di tirare fuori il meglio da ognuno di loro. Non è un’impresa facile: ogni bambino è unico con i suoi talenti, ma anche i suoi limiti e i suoi tempi. Il mio compito è cercare di accompagnarli nel rispetto di ogni identità. È importante valorizzare ogni singola persona senza mai perdere il valore del gruppo classe che si identifica come spazio di comunità importante.
Con i genitori è importante instaurare un rapporto di fiducia e stima. Con loro si fa parte di un unico filo rosso educativo che “avvolge” la vita di ogni studente. La famiglia è il primo agente educativo e penso che ogni docente debba tessere un rapporto significativo con i genitori. È necessario che ogni bambino si senta custodito e, per fare ciò, con ogni famiglia è importante essere in piena sinergia

Jacopo Ongaro: Nei miei quattro anni a scuola ho avuto la fortuna di seguire le stesse classi, passando anche da docente di materia a insegnante di sostegno, vedendo crescere un gruppo eterogeneo di bambini che adesso sono diventati ragazzi. Con loro e con le famiglie il rapporto è molto positivo, costruito in anni di impegno e attenzione costanti.

Quale è il valore aggiunto di avere un insegnante maschio?

Carlo Schieppati: Ritengo che prima di tutto qualunque insegnante seriamente motivato sia già un valore aggiunto, indipendentemente dal fatto che sia maschio o femmina. Un insegnante maschio dà una prospettiva diversa all’insegnamento complementare a quella femminile. Personalmente, la ritengo una grande sfida: una delle più belle della mia vita.

Un insegnante maschio dà una prospettiva diversa all’insegnamento complementare a quella femminile. Personalmente, la ritengo una grande sfida: una delle più belle della mia vita.

Carlo Schieppati

Jacopo Ongaro: In un periodo della vita dove per tanti la figura paterna è poco presente nella quotidianità, alcuni alunni sentono la necessità di rapportarsi con una figura maschile che li possa accompagnare durante la crescita.
Credo però che il valore aggiunto non sia soltanto nell’avere un maestro, ma risieda nell’avere una pluralità di figure diverse all’interno del corpo insegnanti.

Foto in apertura: Jacopo Ongaro


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